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La scuola non ci sta. Il piano estate già bocciato da presidi e insegnanti

Valentina Conti
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Il delirio già prima di cominciare. La rivolta dell’estate in classe parte dalla Capitale. Presidi, docenti, famiglie giudicano «inopportuno» e «impossibile da realizzare in concreto« il «Piano Estate» per la scuola messo a punto dal Ministero dell’Istruzione, tra laboratori didattici e iniziative varie da attuare con l’ausilio di associazioni e altro. Numerosi gli istituti che frenano in partenza, nonostante la caratterizzazione volontaria dell’impegno. Nel mirino problemi di tempi, esigenze dei nuclei familiari e soprattutto le responsabilità ricadenti sui dirigenti scolastici per una selezione degli esperti esterni con criteri di trasparenza in base ai fondi stanziati. 

 

«Noi siamo mancati solo 15 giorni e qualche quarantena, onestamente tutta questa necessità di socialità non la vedevamo. Gestire con le modalità richieste è una strada impraticabile. Non c’è il tempo materiale sui bandi. E il personale della scuola non vuole rischiare. Servono le delibere degli organi collegiali, un preside non può decidere di fare tutto ciò che vuole», osserva Annarita Tiberio, ds dell’Istituto Comprensivo Fraentzel Celli. «Siamo stanchi, principalmente i docenti e il personale dei comprensivi», aggiunge. «Di nuovo non si sono interpellate le scuole – fa notare Claudia Sabatano, dirigente scolastica del Liceo Cavour al Colosseo - di mezzo ci sono gli Esami di Maturità, e poi il tracciamento sul personale esterno alla scuola è impossibile da fare. Non posso utilizzare i referenti Covid che già hanno lavorato quasi l’intero anno».

 

E ancora, puntualizza la preside, «non è realistico chiedere alle scuole, che stanno facendo uno sforzo immane per garantire la conclusione dell’anno scolastico, di offrire qualcosa che non sia già organizzato. Parliamo di un carico di lavoro che ds e insegnanti non riescono ad immaginare in questo momento, anche in previsione del rientro in classe a settembre che sicuramente non sarà una ripresa nella normalità». 

 

«Dobbiamo verificare meglio l’effettiva praticabilità dell’offerta per la tipologia dei nostri studenti», taglia corto Stefano Sancandi, alla guida del Primo Levi a Vigna Murata. «Potrebbe essere forse un discorso valido per altre città d’Italia, per Roma no – commenta Stefania Nocera, docente al Liceo Talete di Prati – ragazzi e docenti non vedono l’ora di lasciarsi alle spalle quest’anno scolastico in emergenza». Inoltre, la questione spazi: «Abbiamo un solo cortile, noi l’Esame di Stato andiamo a farlo nel seminterrato per le alte temperature. Serve realismo per la scuola».

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