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Un patto per Conte sindaco (ma la Raggi non lo deve sapere)

Gianfranco Ferroni
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Da una parte c’è Mario Draghi impegnato a incontrare i vertici dei gruppi parlamentari per costruire il governo. Dall’altra ci sono tavoli riservati tra i partiti, dove per esempio Pd e M5s parlano di altri temi: per esempio, la poltrona del Campidoglio. Ecco così che tra alcuni degli sherpa impegnati a trattare su una serie di fronti delicati per continuare a tenere vivo il rapporto tra i due gruppi che hanno tenuto in piedi governo giallorosso (l’abbinamento dei colori ricorda casualmente a Roma), in un bar del centro viene evocato uno degli obiettivi: “Mi raccomando, lavorate sul patto per Conte sindaco. Ci teniamo molto”.

Che poi potrebbe essere una geniale via d’uscita per il premier uscente: Giuseppe Conte è ambizioso, ha ottimi rapporti con il Vaticano (e nella capitale quei voti servono), e resterebbe in città. Altro che la Farnesina, a fare il commesso viaggiatore per conto di uno come Draghi che già conosce tutti. I problemi comunque sono due: basterà un’alleanza tra Pd e M5s per essere eletto? E, soprattutto, chi lo va a dire a Virginia Raggi?

 

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