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Campidoglio, su chi punta il Pd. Un bettiniano di lungo corso per Roma

Gianfranco Ferroni
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Nel Pd, per il Campidoglio, è l’ora di Paolo Masini. Bettiniano di lungo corso, il che non guasta, Masini vanta una consolidata carriera politica nella sinistra, oltre che nel mondo dell’associazionismo, «da sempre attivo nel volontariato del mondo cattolico» come sottolinea lui stesso nel suo blog, lavorando al Collegio Romano (venne confermato dal primo governo Conte, quando al Mibact c’era Alberto Bonisoli, dopo aver organizzato, da esterno, la Festa della Musica e il premio MigrArti, con la qualifica di «personale estraneo agli uffici di diretta collaborazione del ministro, terza area, F5»). Da «erede» di don Lorenzo Milani e di Luigi Petroselli, è appena stato protagonista di un lungo servizio del Tg3 Lazio in qualità di numero uno del sodalizio «RomaBpa-Mamma Roma e i suoi figli migliori», portando in regalo a decine di anziani fragili del primo municipio il classico pranzo di Natale, mentre contemporaneamente, dal citofono, due fiati della Banda Cecafumo suonavano musiche natalizie. Nel cesto dono, anche il latte per la colazione del giorno dedicato a Santo Stefano.

Come opera Masini nel territorio? Lo afferma lui stesso: «Ottimizzando tutte le opportunità in campo e miscelando temi come lo sport, la cultura, i diritti umani e la formazione, con speciale riguardo alle fasce più disagiate e alle periferie». Dopo aver letto questa frase, un suo vecchio amico dice: «Il grande Franco Califano non avrebbe mai dimenticato l’acqua tonica».
 

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