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Omicidio Vannini, le motivazioni della sentenza dell'appello bis: atteggiamenti che rasentano la crudeltà

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«Spiegazioni inverosimili» e «atteggiamenti che in taluni momenti rasentano una vera e propria crudeltà nei confronti di un ragazzo ferito che urla di dolore e viene rimproverato per questo motivo, un ragazzo che è stato ed è il fidanzato di Martina e che il Ciontoli afferma di tenerlo in conto e in considerazione come un figlio». A scriverlo i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma nelle motivazioni del processo di secondo grado bis per la morte di Marco Vannini, ucciso a Ladispoli nel 2015. I giudici il 30 settembre scorso hanno condannato a 14 Antonio Ciontoli (padre della fidanzata del giovane) e a 9 anni e 4 mesi il resto della famiglia. Per i giudici, gli imputati hanno di fatto depistato le indagini. È citata la «pulizia delle superfici delle pistole e del bossolo» e la «pulitura delle tracce di sangue, soprattutto nel luogo dove asseritamente era avvenuto il ferimento del giovane». Non solo. Per i magistrati, sono «ripetute le menzogne rivolte per circa 110 minuti ai soccorritori sia prima del loro intervento che al momento e che che dopo». Nelle motivazioni inoltre si fa riferimento «all’accordo che i Ciontoli tentano di raggiungere tra loro su quanto dichiarare». 

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