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Nel racket delle bancarelle spuntano contatti con ministri e senatori

Valeria Di Corrado e Andrea Ossino
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Un contatto al ministero dello Sviluppo Economico, la «possibilità di arrivare direttamente al Ministro della Repubblica Lorenzo Fontana» e i «crediti politici», millantati o reali, con un senatore leghista. La speranza di influire sulla politica, nutrita da alcuni dei sindacalisti arrestati ieri su richiesta della Procura capitolina nell’inchiesta sul racket delle bancarelle, emerge dalle intercettazioni captate dai finanzieri del Nucleo speciale di Polizia valutaria.

 

Sfruttando il loro ruolo all’interno delle associazioni di categoria dei venditori ambulanti, Dino Tredicine e Vittorio Baglioni avrebbero cercato di contattare consiglieri regionali, senatori e ministri. «Le associazioni sindacali più rappresentative (Fivag-Cisl, Upvad, Aiarc) - scrive il gip del Tribunale di Roma Francesco Patrone - si sono spese in legittima attività di lobby con politici locali e nazionali, al fine di intercedere presso il Governo per l’approvazione dell’emendamento». In molti hanno sperato di poter incidere sulla politica italiana. Il 12 giugno del 2018 Mario Tredicine, ad esempio, al telefono con Vittorio Baglioni rivela di aver parlato con un avvocato che solitamente si occupa dei processi che vedono coinvolti gli ambulanti. Entrambi si mostrano soddisfatti perché il legale «sarebbe stato chiamato a lavorare presso il gabinetto del ministero del Lavoro e dello Sviluppo Economico».

 

Anche nel novembre 2018 Baglioni si vanta al telefono dei propri contatti politici: «in particolare con un consigliere della Regione Lazio...

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