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Raduni di musulmani in decine di piazze. Così trasformano Roma in una moschea

Preghiere ovunque nel giorno della festa del sacrificio (Eid al-adha). Tutto in barba al Covid-19

Francesca Musacchio
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Venerdì tutti i musulmani pregheranno in piazza. Nel giorno in cui si celebra la festa del sacrificio (Eid al-adha), Roma si trasformerà in una grande moschea a cielo aperto. Decine di piazze, tra cui piazza Vittorio, piazza dei Mirti e piazzale della Radio, saranno utilizzate dai fedeli per riunirsi e pregare. 

 

Le regole imposte per evitare la trasmissione del coronavirus, infatti, sono difficili (o quasi impossibili) da rispettare all’interno dei garage trasformati in moschee. E così si è scelto di pregare all’aperto. Questa decisione riguarderà anche la comunità bengalese, ancora sotto i riflettori per i casi di Covid-19 registrati, che si riuniranno, ad esempio, a piazza Vittorio e a Centocelle. Tutte manifestazioni autorizzate in nome della libertà di culto che, in questo caso, trova il limite del diritto alla salute anche per i fedeli dell’Islam. All’interno della comunità musulmana romana, infatti, non sono pochi quelli che non vedono di buon occhio questa scelta. Qualcuno ha deciso, per tutelarsi dal rischio contagio, di non partecipare ad alcuna delle celebrazioni all’aperto. E anche la Grande moschea di Roma, nonostante gli ampi spazi interni ed esterni, ha deciso di chiudere le porte nel giorno in cui si celebra una delle più importanti feste dell’Islam, «in ottemperanza alle disposizioni e ai protocolli governativi recanti le misure in materia di contenimento e gestione del contagio da Covid-19». I bengalesi, invece, invitano i fedeli alla preghiera a piazza Vittorio divisi in 5 gruppi: alle 6.30, 7.15, 8.00, 8.45 e 9.30. 

 

Raduni di musulmani, a quanto si apprende, si avranno anche nel parco «Madre Teresa di Calcutta» sulla Palmiro Togliatti dove, secondo le indicazioni, si riuniranno per la maggior parte tunisini e libici. A piazzale della Radio, invece, la comunità più numerosa sarà quella degli egiziani. E se gli assembramenti sono temuti per il rischio Covid, nei giorni scorsi Fabrizio Ghera (FdI), consigliere regionale del Lazio, ha presentato un’interrogazione al presidente e all’assessore alla Sanità per sapere «quali iniziative siano state pianificate per prevenire lo svolgimento del rito religioso» nel caso in cui dovesse avvenire «in difformità» alle «disposizione normative». Il riferimento è proprio alla festa del sacrificio durante la quale «gli animali vengono uccisi senza stordimento e lasciati morire per dissanguamento». 

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