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Visite mediche a tempo: le prestazioni con il cronometro

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Antonio Sbraga
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Dal manometro al cronometro. I camici bianchi con una mano misureranno la pressione dei pazienti e con l’altra dovranno tenere il tempo di visite ed esami, come faceva Alberto Sordi nel film “Il medico della mutua” con tanto di cronografo. Ma se il mitologico dottor Guido Tersilli era arrivato sotto i 5 minuti, i suoi colleghi reali dell’Umberto I potranno spaziare con una gamma più vasta nel nuovo tempario deliberato dal policlinico.

La “durata, comprensiva della sanificazione” varia, infatti, a seconda della “tipologia di prestazione”: si va da un minimo di “20 minuti per la Tac” ad un massimo di “60 minuti per la colonscopia”. Passando per i “25 minuti per la mammografia, 30 per l’ecografia e le visite specialistiche, 40 per la risonanza magnetica e 45 per la gastroscopia”. Questa “nuova agenda della programmazione ambulatoriale” è stata varata per “poter assorbire i pazienti in prenotazione dal mese di marzo al mese di maggio” rinviati per la chiusura-Covid. Ma, se per l’azienda ospedaliera “sono stati rimodulati i tempi delle prestazioni per evitare il sovraffollamento e per permettere la sanificazione-disinfezione tra un paziente e l’altro”, il provvedimento diventa però un caso in Consiglio regionale, dove un’interrogazione al governatore, Nicola Zingaretti, chiede “di revocare l'atto del direttore sanitario - scrive Antonello Aurigemma (FdI) perché confligge con una sentenza del tribunale amministrativo”.

Già 3 anni fa, infatti, venne decretato un “Tempario regionale di riferimento delle prestazioni specialistiche ambulatoriali”. Poi, però, il Tar “ha accolto il ricorso del sindacato Sumai e ha bocciato il decreto della Regione Lazio- ricorda Aurigemma- Perché deve essere il medico a decidere i tempi di osservazione idonei per garantire una adeguata assistenza sanitaria”.

Anche se, a giudizio dell’azienda ospedaliera, questa nuova “programmazione degli appuntamenti prevede contemporaneamente un allungamento degli slot ed un più che proporzionale aumento dell’orario di attività per soddisfare tutte le richieste da recuperare”. Nel maggio 2018 la Sezione Terza Quater così motivò la bocciatura del decreto regionale: “la durata effettiva di ogni singola prestazione dipende da “tipologia” e “complessità” del trattamento (esame o visita) da eseguire”. E una “siffatta valutazione (sulla durata, ossia, della singola prestazione) è riservata in via esclusiva allo specialista ambulatoriale”.

 

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