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Bimbi a lezione dalle drag queen. Esplode la rivolta. Annullato con la scusa del Coronavirus

Il Campidoglio pubblicizza una iniziativa gender per le scuole in una biblioteca comunale. Giorgia Meloni: follia

Daniele Di Mario
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Fa ancora discutere la scelta di Roma Capitale di inserire nella sezione «Notizie» del suo sito istituzionale un incontro con due drag queen destinato alle scuole che doveva essere ospitato domani in una biblioteca comunale del VII Municipio. L'ìevento doveva essere il primo di tre incontri «finalizzati - scrive il comune - a far conoscere storie di inclusione e amicizia senza pregiudizi di genere». Nelle intenzioni del Campidoglio Cristina Prenestina e Paola Penolope, le due drag queen protagoniste del primo incontro, «diventeranno libri viventi per narrare alle giovanissime generazioni fiabe e racconti, insieme agli operatori e alle operatrici dell'associazione Cittadini del mondo». La notizia aveva indignato la consigliera regionale della Lega Laura Corrotti che in un post su Facebook si è scagliata contro l'amministrazione capitolina: «Fiabe e racconti di indottrinamento narrati da una drag queen ai nostri figli. È inaccettabile che questa vergognosa iniziativa, promossa sul sito del Comune di Roma, venga oltretutto pagata dai cittadini romani!». Ma l'evento non si farà. Con la scusa del Coronavirus - spiega proprio la consigliera regionale leghista Corrotti - l'iniziativa è stata sospesa e l'esponente del Carroccio parla di "operazione di buon senso", sebbene "sarebbe stato meglio che all'interno della motivazione ci fosse una presa di coscienza" anziché "la scusa del Coronavirus". Il tema da locale diventa comunque nazionale, con la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni che critica duramente l'iniziativa: «Due drag queen parleranno di "inclusione" e "amicizia" a bambini dai 3 anni in su in una scuola di Roma. Il tutto pubblicizzato sul sito ufficiale del Campidoglio. Solo a me sembra una follia? Giù le mani dai bambini», scrive su Facebook. «Siamo alla follia. Roma Capitale ha dato il patrocinio per un evento che dovrebbe svolgersi in una biblioteca comunale nel Municipio VII - con i bambini delle scuole dell'infanzia, primarie e secondarie - dove due Drag Queen diventeranno libri viventi per narrare alle giovanissime generazioni fiabe e racconti, insieme agli operatori dell'associazione Cittadini del mondò. Un'iniziativa decisamente inopportuna perché rivolta ai bimbi propagando in modo esplicito il tema gender», dicono gli esponenti di Fratelli d'Italia Andrea De Priamo, capogruppo in Campidoglio, Fulvio Giuliano, vicepresidente del Consiglio del Municipio VII e Domenico Carlone capogruppo nel VII Municipio. «Peraltro, l'utilizzo dei termini 'bambin* e ragazz*' - come riportato nella locandina dell'evento - caratterizza proprio l'intento di indirizzare i più piccoli verso teorie legate all'annullamento delle identità. Come Fratelli d'Italia chiediamo all'amministrazione capitolina di togliere il patrocinio e di non ospitare l'iniziativa in una biblioteca comunale», conclude la nota. Sul tema interviene anche il presidente del Family Day Massimo Gandolfini. «Mentre ancora qualcuno nega l'esistenza del gender, sebbene anche Papa Francesco lo abbia definito un errore della mente umana, il comune di Roma offre il patrocinio, con tanto di pubblicità sul sito istituzionale, ad uno spettacolo di letture di fiabe e racconti eseguiti da Drag Queen e rivolti anche bambini della scuola dell'infanzia», dice Gandolfini. «La matrice ideologica dell'iniziativa è chiara fin dal titolo della locandina che apostrofa bambin* e ragazz* con il famoso asterisco usato dai movimenti lgbt più estremisti per sostituire la coniugazione di genere dei nomi. Come al solito chi dice di voler esaltare le differenze e l'integrazione poi arriva persino a diluire le identità sessuali con un asterisco. Da psicoterapeuta e neurochirurgo ribadisco con forza che l'identità sessuata di una persona prescinde dall'orientamento sessuale e mortificarla al punto tale da inventare una nuova grammatica avvilisce proprio intelligenza dei bambini e della bambine che sono in una fase delicatissima della strutturazione della propria personalità. Oltre tutto qualcuno dovrebbe spiegare a genitori, insegnati e studenti perché in un'età in cui il bambino è alle prese con l'accettazione e la scoperta del proprio corpo viene proposto il modello ipersessualizzato e caricaturale delle drag queen. Che tutto questo possa offrire del valore aggiunto al racconto di storie sull'amicizia e l'inclusione lo possono credere solo delle menti ideologizzate che propongono teorie prive di basi scientifiche e pedagogiche». «Per tutti questi motivi - dice Gandolfini - chiediamo al sindaco Virginia Raggi di ritirare il patrocinio e, visto che gli eventi sono in pieno orario scolastico mattutino, invitiamo tutti i genitori che hanno i figli coinvolti in questa iniziativa ad avvalersi del consenso informato preventivo, istituto conquistato con le unghie e con i denti dal Family Day e riconosciuto da un'apposita circolare del Ministero dell'Istruzione che obbliga le scuole ad chiedere l'esplicito benestare delle famiglie rispetto alle attività extracurriculari proposte agli studenti. Le famiglie se bene informate diranno no a questo ennesimo tentativo di colonizzazione ideologica». Anche il consigliere regionale della Lega Daniele Giannini e il responsabile organizzativo del Carroccio a Roma Fernando Urciuolo chiedono alla Raggi di fare dietrofront. «La decisione di usare una biblioteca comunale per fare propaganda della teoria gender ai bambini è l'ultima follia dei 5 Stelle a Roma», dicono gli esponenti leghisti. «Sostenere che la differenza uomo donna sia superata è un messaggio sbagliato, che oltretutto sminuisce la ricchezza e la specificità dei due generi. Immaginiamo che si sia trattato solo di una grave svista. La sindaca Raggi, infatti, da madre di famiglia, ben può comprendere e condividere le nostre ragioni. Per questo auspichiamo dal Campidoglio un immediato dietro front. Per noi esistono valori che non potranno mai essere messi in discussione. Né per quanto riguarda la differenza uomo/donna né per quando riguarda la figura dei genitori che si chiamano rispettivamente padre e madre e né tantomeno per quanto riguarda l'educazione scolastica», concludono Giannini e Urciuolo.

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