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Carabiniere ucciso a Roma, c'è il video dell'interrogatorio di Hjorth: cosa accadde in caserma

"Ehi maschio come ti chiami? Oh come ti chiami?". Un video riprende Christian Gabriel Natale Hjorth bendato e con le mani dietro la schiena in caserma qualche ora dopo l'omicidio del vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega

Silvia Sfregola
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«Ehi maschio come ti chiami? Oh come ti chiami?». Un video riprende Christian Gabriel Natale Hjorth bendato e con le mani dietro la schiena in caserma qualche ora dopo l'omicidio del vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con undici coltellate a Roma il 26 luglio scorso. Intorno al californiano diversi militari lo interrogano: «Come ti chiami?», gli chiede uno di loro e l'americano, ora in carcere con l'accusa di concorso in omicidio con Finnegan Lee Elder, risponde «Che cambia?». «Come che cambia?», lo incalzano i carabinieri, «dimmi come ti chiami, dimmi il tuo nome. Da quanto tempo sei in Italia?». E Hjorth risponde: «Da una settimana». «E che fai in Italia?», gli chiedono ancora. «Sono qui a trovare la famiglia», ribatte lui. «E dove abita?», domanda un altro. «Abita a Roma. Non so esattamente dove», risponde l'americano prima dell'ultima domanda che chiude il video e che riguarda una felpa rosa rossa. Per quanto avvenuto nella caserma poco il fermo sia la Procura ordinaria che quella militare a dicembre hanno chiuso le indagini. A rischiare il processo a piazzale Clodio sono due carabinieri che hanno avuto nella vicenda ruoli diversi: Fabio Manganaro per aver bendato l'americano, accusato ora di misura di rigore non consentita dalla legge e Silvio Pellegrini per abuso di ufficio e per pubblicazione di immagini di persona privata della libertà per aver scattato la foto del giovane californiano e averla poi diffusa. Sul fronte della procura militare e in relazione alla diffusione dello scatto a Silvio Pellegrini è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini per l'accusa di 'divulgazione di notizie segrete o riservatè, il reato relativo all'art.127 del codice penale militare di pace.

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