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Buzzi-Carminati, per la Cassazione non era un'associazione mafiosa

Ribaltata la decisione della Corte d'appello che aveva condannato 18 persone per 416 bis

Valeria Di Corrado
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La Corte di Cassazione ha sancito definitivamente che l'associazione a delinquere messa in piedi da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati non è mafiosa. A cinque anni dal loro arresto, i giudici della sesta sezione penale della Suprema Corte, dopo una lunga camera di consiglio iniziata stamattina, hanno decretato la parola fine sull'inchiesta "Mondo di mezzo": "Mafia Capitale" non è mafia. Nel processo che vede imputate 32 persone, 17 delle quali già condannate per il reato di cui all'articolo 416 bis, la Cassazione ha accolto la richiesta delle difese e ha ribaltato la sentenza di secondo grado, senza rinvio.   "Era una storia giuridicamente un po' forzata: per annullare senza rinvio vuol dire che la Cassazione l'ha ritenuta giuridicamente insostenibile". Così ha commentato l'avvocato Cesare Placanica, legale di Carminati. Per il suo precedente avvocato, Giosuè Naso, è "stato sconfitto il modo di fare processo di Pignatone e dei carabinieri del Ros di Roma". "Roma è liberata dalla mafia. È stata scritta una pagina finalmente chiara. Credo che il tempo mi abbia dato ragione - ha commentato l'avvocato Alessandro Diddi, legale di Salvatore Buzzi - Soprattutto questo collegio che nessuno potrà mai delegittimare. La vita di Buzzi da questo momento e cambiata, potrà guardare al suo futuro". L'11 settembre 2018 la Corte d'appello di Roma aveva, a sua volta, ribaltato la pronuncia di primo grado, quando il collegio presieduto da Rosanna Ianniello - contro ogni previsione - non aveva riconosciuto l'accusa di mafia. Buzzi, Carminati e altre 16 persone (una delle quali morta di recente), erano stati giudicati dai giudici di secondo grado colpevoli di 416bis. L'imprenditore della cooperativa "29 giugno" era stato condannato a 18 anni e quattro mesi di reclusione, mentre all'ex estremista di destra erano stati inflitti 14 anni e mezzo di carcere. L'ammontare complessivo delle pene per i 43 imputati, otto dei quali assolti, aveva raggiunto quasi 200 anni di carcere. Ora, alla luce della decisione con cui la Cassazione ha decretato la caduta del 416 bis, le pene verranno rimodulate al ribasso.  Mercoledì scorso la procura generale presso la Cassazione, al termine della sua requisitoria, aveva sottolineato come il gruppo di Buzzi e Carminati "abbia tutte le caratteristiche dell'associazione mafiosa e rientri perfettamente nel paradigma del 416 bis", anche se si muovevano "con metodi criminali solitamente non violenti nei rapporti con la pubblica amministrazione perché in quel contesto bastava corrompere". Il pg Luigi Birritteri aveva chiesto la  conferma delle pene inflitte in secondo grado; ad eccezione del benzinaio di corso Francia Roberto Lacopo, condannato a 8 anni in secondo grado, per il quale aveva sollecitato un nuovo processo. Per l'ex amministratore delegato di Ama Franco Panzironi, condannato in appello a 8 anni e 7 mesi, la procura generale aveva chiesto la conferma della pena, riqualificando però la condotta da "concorso esterno" a "partecipazione" dell'associazione mafiosa. Presenti in aula al momento della lettura della sentenza la sindaca di Roma Virginia Raggi e il presidente della commissione Antimafia Nicola Marra. Prima di conoscere la pronuncia dei giudici, la Raggi aveva scritto trionfante su Twitter: "Oggi è una giornata storica per Roma. Oggi si chiude una vicenda che ha ferito la città. Noi siamo qui, #ATestaAlta, per tutti i cittadini onesti che insieme a noi combattono per la legalità e contro il malaffare". Dopo che la Cassazione ha decretato la caduta del 416 bis, la sindaca ha corretto il tiro dicendo: "La sentenza comunque conferma un sodalizio criminale". "Le sentenze si rispettano. Ma le perplessità, i dubbi, le ambiguità permangono tutte", ha commentato su Facebook Nicola Morra. "Cassazione dice che Mondo di Mezzo non è mafia? Quindi cosa era un'associazione di volontariato?", ironizza Matteo Salvini nel corso della registrazione di "Porta a Porta in merito".

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