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Fermato Marco, il pusher dei killer di Desirée

La polizia lo seguiva da tempo. Conosciuto nel "giro", dopo la morte della ragazza era sparito da San Lorenzo

Valeria Di Corrado e Silvia Mancinelli
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Dopo quasi tre settimane di ricerche, venerdì sera gli agenti della Squadra mobile hanno fermato un italiano di nome Marco. Robusto, pizzetto grigio: sarebbe lui l'uomo ad aver procurato agli spacciatori di via dei Lucani gli psicofarmaci somministrati a Desirée Mariottini. A riconoscerlo, in questura, alcune persone del quartiere portate negli uffici di via di San Vitale intorno all'una di notte. Il Marco del quale in questi giorni si è parlato come «spacciatore» di farmaci, nel quartiere di San Lorenzo era noto. Il giorno prima che la sedicenne di Cisterna di Latina morisse nel «palazzo del crack», l'uomo era stato picchiato per essersi vantato di uno scippo fatto ad un'anziana finita in ospedale. I gestori del centro sociale «Spazio 32» lo hanno confermato al «Tempo»: «Era venuto qui a dirci che gli dispiaceva per la donna, ma che lui con quella catenina ci aveva fatto 480 euro. Gli abbiamo risposto che a noi dispiaceva per lui e gli abbiamo dato una lezione colpendolo più volte alla testa». Il pestaggio trova poi riscontro nelle intercettazioni ambientali fatte nella sala d'attesa della questura il 24 ottobre scorso: le ragazze che aspettano di essere sentite dai poliziotti come persone informate sui fatti sull'omicidio di Desirée, parlano di Marco e dicono sottovoce che «ha un coltello infilzato nella gamba fasciata». Muriel fa due più due: ecco perché non l'aveva più visto in giro. Si erano dati un appuntamento ma lui non si era presentato, pensava fosse stato «carcerato», mentre Giovanna le svela che è stato accoltellato e ha il cranio fasciato. Effettivamente la caccia a Marco a San Lorenzo era scattata da subito: di lui si è detto che fosse morto di overdose, che si fosse impiccato in preda ai rimorsi, dopo aver sentito la tragica notizia: sicuramente nei dintorni di via dei Lucani non si è più visto. Gli inquirenti lo hanno cercato anche negli ambienti degli ultras della Roma. L'italiano più volte nominato dai testimoni come «spacciatore» di farmaci usati per preparare la «miscela letale» somministrata con l'inganno a Desirée, sarebbe infatti un «pesce piccolo» della curva sud, conosciuto tra le frange più estreme della tifoseria giallorossa. In molti nel quartiere giuravano si fosse nascosto a Tor Bella Monaca, in un appartamento al settimo piano di una delle famose torri. Lo stesso quartiere popolare era stato nominato dal teste Nasko parlando di Marco che «a volte andava per conto di Koffy a Tor Bella Monaca a comprare della cocaina». Dalle parole di un'altra testimone, Narcisa, raccontare ai poliziotti il 24 ottobre scorso, era emerso invece che l'uomo si fosse rifugiato tra Porta Maggiore e il Pigneto: «Mentre ero a piazzale Tiburtino, il bulgaro (Nasko, ndr) mi ha detto che è stato un italiano, un certo Marco, a dare a Desirée le gocce e il mix facendole passare per metadone. Io non conosco Marco, so che la madre abita vicino a Porta Maggiore. Qualche volta veniva a via dei Lucani e consumava crack. Credo abbia la mia età, circa 36 anni, ma dimostra di più: senza capelli, porta la barba ed è abbastanza robusto». Proprio al Pigneto i poliziotti avrebbero rintracciato il Marco portato in questura venerdì sera e in queste ore sotto torchio.

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