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Addio a Pamela tra lacrime e rabbia. La famiglia: "Vogliamo giustizia"

Carlo Antini
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Palloncini bianchi e rosa verso il cielo, magliette con la sua foto, un cuore e la scritta 'da qui nessuno potrà mai portarti vià. Fiori, tanti fiori, lacrime e applausi. Ha dovuto aspettare più di tre mesi Alessandra Verni per l'addio e la sepoltura alla figlia 18enne Pamela Mastropietro, uccisa e fatta a pezzi nei dintorni di Macerata lo scorso 30 gennaio. «Me l'hanno massacrata, capito? Ma io non mollo», urla Alessandra nel giorno del lutto cittadino che è innanzitutto lo strazio di una famiglia, stretta tra la folla della chiesa di Ognissanti a Roma, sull'Appia Nuova. In chiesa ci sono la sindaca di Roma Virginia Raggi e il primo cittadino di Macerata, Romano Carancini. «È un giorno di grande commozione e grande dolore per la città. Ci stringiamo in un abbraccio ideale alla mamma e al papà, e cerchiamo di stare loro vicino», dice la sindaca capitolina, mentre il collega sottolinea che «Le comunità hanno bisogno di grande forza di repressione, prevenzione, e credo che al droga sia tra i temi più difficili. Poche volte si ascoltano nei temi politici questi temi che incidono sulle famiglie. Complessivamente avremmo potuto fare meglio». C'è la comunità nigeriana, con i rappresentanti dell'ambasciata a Roma: «È un giorno di dolore, siamo qui per stare vicini ed esprimere le nostre condoglianze alla famiglia». Ci sono pure i fiori di Luca Traini, autore di una strage nata per 'chiedere giustizia per Pamelà in cui rimasero feriti 6 extracomunitari. «L'abbiamo accettata come abbiamo accettato le altre corone di fiori - spiega lo zio della ragazza, Valerio Verni, che è pure l'avvocato della famiglia - Non ci sembrava il caso di fare polemiche». «Oggi - ha aggiunto - è il giorno di Pamela. Il suo corpo troverà la pace terrena. Grazie alla gente di Macerata». La comunità nigeriana, dice ancora Verni, «potrebbe studiare un modo per costituirsi parte civile nel futuro processo penale e magari fornire interpreti alla procura. E magari fare un'azione di sensibilizzazione nella comunità di Macerata perché chi sa parli. Pamela è il simbolo della lotta alla barbarie e noi non smetteremo di lottare».

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