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Marra nelle intercettazioni: "Raggi? Fa la vittima e scappa"

La sindaca di Roma Virginia Raggi

Silvia Sfregola
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"E basta a fare la vittima. Sta facendo la vittima, diglielo basta a fare la vittima". Così, nel novembre dello scorso anno, un mese prima del suo arresto, Raffaele Marra, allora capo del personale del Campidoglio, parla al telefono con una sua amica, Concetta, e si sfoga riguardo alle difficoltà del suo rapporto con la sindaca Virginia Raggi. "Si lamenta sempre. Se ci so' problemi, rimetto il mandato. Ma più di questo che ha da fa' 'na persona? - dice Marra - E mando i messaggi e lei non mi risponde, e io che cosa possa fa'?". Marra nella conversazione, che fa parte delle intercettazioni depositate al processo che lo vede imputato per corruzione insieme a a Sergio Scarpellini, parla dell'arrabbiatura nei suoi confronti della sindaca. "È arrabbiata, soltanto perché sta tastando la cosa che lei ha promosso mio fratello, o non se n'é accorta o ho comandato io. Cioè io l'ho tradita. Dovevo evitare che lei potesse passa' i guai e non gliel'ho detto. Ma io non sono il tipo che approfitta alle spalle degli altri, caratterialmente non m'appartiene proprio 'na cosa del genere". Poi Marra aggiunge che la sindaca con lui non parla "perché ha paura e scappa". "Perché quando lei parla con me, è in soggezione - prosegue - Lei mi dice 'na cosa, se non è vero io lo dico. Come ho sempre fatto pure co' Gianni (Alemanno, ndr), come ho fatto sempre con la Polverini. Io se la cosa non è come dicono loro, glielo dico ma a fin di bene. Non per fare il presuntuoso".

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