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Fiaccole salva-ospedali davanti al ministero

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Al Cto raccolte 7mila firme. C'è il piano di rilancio del «polo ortotraumatologico»

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Incampo tutti gli ospedali della black-list per chiedere a Bondi un confronto. Intanto il Cto non ci sta per niente a diventare una Rsa con 100 posti letto o giù di lì. «La crisi finisce quando si lotta» e «Cto non chiude», recitano due striscioni. Così, l'assemblea permanente nell'aula magna dell'ospedale (ieri stracolma di cittadini, personale e pazienti), con gazebo dove si alternano medici, sindacalisti e personale paramedico, ha messo nero su bianco una proposta di riordino del polo ospedaliero, indirizzata al dg della Asl RmC Paone, «nell'intento di conservare l'alto livello di professionalità espressa dall'ospedale, punto di riferimento per la popolazione romana, laziale ed extraregionale», si legge nella missiva anticipata a Il Tempo, «affinché non siano dispersi gli investimenti dell'eliporto, della sezione angiografica, della ristrutturazione dei vari reparti» e via dicendo. Un vero e proprio piano a punti, firmato e sottoscritto dall'assemblea del Cto il 13 dicembre. Si parla di rilanciare il Cto come «polo ortotraumatologico» di settore e della necessità, dunque, del «trasferimento dell'ortopedia del Sant'Eugenio» (della stessa Asl di appartenenza, ndr); della ipotizzata chiusura del pronto soccorso ortopedico del Sant'Eugenio e del suo trasferimento al Cto; di «implementazione dei percorsi di super specializzazione delle ortopedie» e di potenziamento delle specialità non ortopediche, come pure del «rapporto con l'Inail che va ripreso con forza». Ancora, «vista l'abbondanza di spazi nell'ospedale e data la carenza esistente nella regione e l'alto grado di specializzazione della fisiatria», viene prospettata «l'istituzione di una riabilitazione postoperatoria che decongestioni i reparti per acuti e possa permettere il trattamento delle patologie concomitanti di pazienti sempre più vecchi». Si auspica, inoltre, «un reparto di intramoenia che lavori per entrambe le strutture» e uno «di DH centralizzato che funzioni per tutte le specialità». Ieri, in una giornata al cardiopalma con eliminacode impazzito per i tanti pazienti in fila all'accettazione, tanta stampa all'assemblea che ha visto la presenza di esponenti degli altri ospedali in crisi per i tagli. Tutti uniti insieme per l'obiettivo comune: il diritto alla salute e la tutela della sanità pubblica. Diversi oratori ai microfoni: abbattimento di costi e sprechi, consulenze ed esternalizzazioni in primis, battaglia per il diritto alla vita. «Da oggi parte l'unità per riprenderci la nostra dignità». «Nel piano proposto c'è la volontà di creare spazi per soddisfare le esigenze dell'utenza in termini di lunga degenza, com'è nel volere del Commissario Bondi, ma anche un'ottima idea per il rafforzamento del Cto, oltre all'auspicata presenza dell'Inail che potrebbe darci fondi e risorse. Tra l'altro, la Uoc ha liste d'attesa lunghissime da soddisfare», sottolinea Fabio Rodia, responsabile di Ortopedia II. Concorda Massimo Razzano, responsabile di Ortopedia I: «la tempistica delle liste sugli interventi di protesi è, ad esempio, di 4/5 mesi. Se il Cto chiude sarà un danno per tutti questi pazienti», spiega. 7048 le firme raccolte in soli cinque giorni contro la cancellazione del centro ortopedico.

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