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La politica ridotta a querele e manfesti

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Dieci anni fa la rissa in Campidoglio sarebbe passata all'onore delle cronache come una «seduta vivace» e avrebbe meritato magari poco più di una breve. Nell'era dell'i-Phone però anche la vita in Aula si è fatta più dura. Neanche il lusso di una parolaccia, uno scatto di nervi da far volare fogli, e si è subito sbattuti «in prima pagina» non dei quotidiani ma della rete. Così l'incredibile, e deplorevole, bagarre che si è svolta nell'Aula più prestigiosa dei Comuni italiani si è "moltiplicata" in decine di video, poi studiati, analizzati, «vivisezionati» da migliaia di persone. Un po' come un telefilm di C.S.I: ognuno ha detto la sua, ognuno a caccia del colpevole. Una lezione importante per chi ha la responsabilità di rappresentare i cittadini nel governo della città e di rispondere delle proprie azioni non solo, e non più, nelle urne ma quotidianamente. Così i manifesti del Pd che ieri mattina hanno invaso la città, appaiono persino demodé rispetto alla frenesia di twitter, facebook e blog. Ma è pur sempre una comunicazione alla città di un partito istituzionale. Da condannare senza dubbio l'arroganza delle parole utilizzate: "Alemanno: truffe e aggressioni per svendere l'acqua dei romani. Il Pd dice no. Il Pd a difesa di Roma e del voto referendario". Da riflettere anche sulle decisioni del sindaco Alemanno di querelare per diffamazione il Pd e di attivare l'Avvocatura capitolina per una denuncia per calunnia, ingiuria e diffamazione nei confronti dell'Amministrazione. A tanto siamo arrivati. Da internet ai tribunali, lo spettacolo che offrono politica e classe dirigente locale e nazionale, si è ridotto a questo. Sorvolando la realtà. Dimenticando che al 90 per cento dei romani poco interessa se aumenterà il capitale privato di Acea, (probabilmente ignora che il 49% già lo sia) basta che non rincarino le bollette. Ma a guardare quei video, a leggere quei manifesti, ad assistere ai botta e risposta quotidiani dei consiglieri capitolini si comprende bene come la situazione sia molto molto più grave. Al di là della privatizzazione Acea (la sinistra lo ha fatto con la stessa azienda e con la Centrale del Latte), quello che sconvolge è l'incapacità di gestione della politica. Bene ha fatto il coordinatore romano del Pdl, Gianni Sammarco: a sottolineare la solidarietà al sindaco e ai consiglieri: un segnale per dire che il partito c'è. Così come il coordinatore regionale e deputato Pdl, Vincenzo Piso, a richiamare al senso di responsabilità i partiti e i vertici nazionali di Pdl, Pd e Terzo Polo che, quasi fosse un paradosso, "collaborano" con il governo Monti e si massacrano al Comune di Roma. E il capogruppo Pdl, Luca Gramazio chiama in causa direttamente il segretario Alfano. Sembra insomma che l'Aula Giulio Cesare sia abbandonata a se stessa. La crisi più difficile che vive il sistema partitico italiano, (Tangentopoli colpì le persone, oggi si smantellano gli apparati) sembra aver avuto l'effetto, a livello territoriale, di un "rompete le righe". È logico dunque che un consigliere comunale, piuttosto che municipale, pensi al voto di preferenza e non ai massimi sistemi della politica. A Roma si vota tra un anno. Questo significa che dopo l'estate si acutizzerà una campagna elettorale di fatto già cominciata. Perché seguire la linea di un partito se tra poco magari questo partito non esisterà più? Un dramma collettivo che coinvolge centrodestra e centrosinistra. La vicenda Acea è l'emblema di una stagione buia a causa (anche) di questi tempi cambiati che impongono la presenza del Grande Fratello in ogni dove. La classe politica romana finora ha subito forse più di altre la fase del "non essere" dei partiti, partendo dalla mancata presenza del Pdl alle regionali 2010. Da quella stessa Aula, oggi luogo di rissa, in passato sono nate alleanze e progetti politici che hanno dato un contributo importante al Paese. Gli ultimi due sindaci sono stati candidati premier e Roma ha scelto alla guida un ex ministro e un uomo di peso come Gianni Alemanno. La Capitale è stata precursore di un nuovo sistema di governo. Un laboratorio per centrosinistra e centrodestra. Tornare a esserlo è ora una questione di vita o di morte della politica, non solo locale.

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