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Acea, Alemanno striglia il Pd: "così nun se po' fà"

Acea, ecco castello di carta della sinistra

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Un castello (o un complotto?) di carta, mostrato ieri dal sindaco Alemanno, insieme all'assessore al Bilancio, Carmine Lamanda, il capogruppo Pdl in Assemblea capitolina, Luca Gramazio e il presidente della commissione Bilancio, Federico Guidi. Decine di scatoloni, che messi insieme superano l'altezza del primo cittadino, contenenti i circa 160mila emendamenti e ordini del giorno presentati dalle opposizioni sulla delibera 32, quella che istituisce la holding e concede la vendita del 21% delle quote Acea. «Nun se po' fa» esclama Alemanno mostrando una mole di carta pari a tre volte la superficie del Colosseo e che pesa più di una Smart. «Una cosa mai accaduta prima - ricorda il sindaco - questo tipo di ostruzionismo lede la democrazia della città». Poi per svelare il valore "politico" degli emendamenti proposti ne legge alcuni. Ad esempio quelli a firma di Alzetta (Roma in Action) sul capitale sociale della nuova holding, dove in un provvedimento si chiede di fissarlo a 2.295.930 euro e in quelli successivi, una decina, si scende di venti euro ciascuno. Stessa storia per gli emendamenti di Gemma Azuni (Gruppo misto-Sel) dove l'unica differenza è che il valore del capitale sociale scende di cento euro ad atto presentato. «Esiste un software apposito che crea questi emendamenti», continua Alemanno «l'obiettivo di questa opposizione non è quello di pensare al bene della città ma di far cadere questa giunta, facendo slittare l'approvazione del bilancio e arrivare così al commissariamento». Una mossa "sventata" dalla separazione delle due delibere, quella del bilancio e quella della holding, come spiega Lamanda che tecnicamente farebbe viaggiare la manovra finanziaria in maniera autonoma. «Non vogliamo farlo però - chiarisce il sindaco - perché l'autorizzazione alla vendita delle quote Acea dà corpo a un bilancio altrimenti vuoto. Lì ci sono le risorse per gli investimenti. Ho già rivolto svariati appelli alle opposizioni, così come sono stati fatti diversi viaggi della speranza dal prefetto, adesso l'assessore Lamanda proporrà in aula l'accorpamento degli emendamenti che potranno così essere votati in blocco. Abbiamo già chiarito di essere disponibili a delle modifiche sulla delibera ma non torniamo indietro. Il danno alla città sarebbe enorme». La mancata autorizzazione alla vendita del 21% di Acea avrebbe come conseguenza quella di mandare a gara il servizio di illuminazione pubblica. Un appalto che vale 750 milioni di euro e centinaia di posti di lavoro. Il ritardo nella costituzione della holding, ovvero una sorta di cabina di regia per la gestione delle aziende capitoline, come tra le altre Atac e Ama, «rischia di far perdere al Campidoglio la possibilità di recupero fiscale da ottenere entro il 16 giugno - ricorda Guidi - e di vedere così sfumati 30 milioni di euro di risparmio». La reazione dell'opposizione alle parole del sindaco è tuttavia "esplosiva". Il Pd ha lanciato una vera e propria dichiarazione di guerra, chiamando tutte le opposizioni ad occupare, oggi, l'Aula Giulio Cesare. Un appello al quale ha risposto subito la Cgil. Il blocco insomma è totale. Solo ieri il numero legale in Aula Giulio Cesare è caduto per cinque volte. Un segno di debolezza interna al Pdl subito respinto al mittente dal capogruppo. «La maggioranza è d'accordo con l'iter scelto per l'approvazione della delibera - spiega Gramazio - che possa venire meno il numero dei consiglieri in aula dopo 25-30 sedute consecutive, pur non piacendomi, lo trovo del tutto fisiologico». Uscire dall'impasse, a questo punto della vicenda, non è cosa semplice. Il passo indietro, stavolta, sembra non volerlo fare nessuno. Probabilmente perché ci si è spinti troppo oltre da una parte e dall'altra. Ecco allora che l'accorpamento degli emendamenti per il voto in blocco è un primo «contrattacco» della maggioranza che potrebbe a un certo punto decidere di presentare subito il maxiemendamento, ovvero «l'emendamento killer» e chiudere con questo voto l'intera querelle. Ben sapendo della reazione dell'opposizione e che, comunque, una volta approvata delibera e bilancio le barricate contro Acea saranno solo un ricordo da sfumare con il caldo estivo. Dopo tutto questo, tuttavia, una domanda resterà ancora senza risposta. La vendita Acea viene "forzata" per scongiurare la messa a bando dell'illuminazione pubblica. Perché tanta paura che l'azienda fiore all'occhiello della Capitale possa perderla?

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