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«Hanno abusato dei bimbi. Condannateli»

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La richiesta dei genitori. Imputati tre maestre, un autore tv e una bidella

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Alle9, infatti, il collegio del Tribunale di Tivoli si riunirà in camera di consiglio per emettere la sentenza sull'inchiesta avviata nel 2006 dopo le denunce delle violenze che avrebbero subito 21 alunni della «Olga Rovere». Per i 5 imputati, le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio, il marito di quest'ultima Gianfranco Scancarello, autore tv, e la bidella Cristina Lunerti, il pm Marco Mansi il 2 aprile ha chiesto la condanna a 12 anni. Le accuse, a vario titolo e a seconda delle posizioni, sono di violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio e atti contrari alla pubblica decenza. Capi d'imputazione sempre respinti, però, dagli avvocati difensori, che hanno chiesto l'assoluzione degli imputati. Nei confronti dei quali, invece, i legali delle 18 famiglie dei bambini che si sono costituite parte civile hanno avanzato richieste di risarcimento che vanno da un milione ad un milione e mezzo di euro per ciascun nucleo familiare. «Il calcolo è solo un atto dovuto, un obbligo che abbiamo, ma il danno subito da questi bambini non è suscettibile di quantificazione economica - ripetono gli avvocati Franco Merlino, Antonio Cardamone e Luca Milani - Ci aspettiamo una condanna, perché le evidenze uscite dal processo sono indiscutibili: i racconti di queste famiglie non sono quelli di pazzi visionari». La difesa, al contrario, da sempre sostiene che il caso sarebbe nato intorno ad una sorta di «suggestione collettiva che ha finito per alimentare un contagio dichiarativo fra i genitori», come ha ripetuto nel corso delle 36 udienze l'avvocato dei coniugi Scancarello, Roberto Borgogno. Un processo «per fatti che non sussistono, e questo per noi è la cosa più importante perché riguarda i bambini: spero che se ne convincano anche i genitori», così ha concluso la sua arringa il professor Franco Coppi. Non la pensa così il pm Mansi che ha condotto l'inchiesta (con l'arresto dei 5 indagati il 24 aprile 2007, poi scarcerati 17 giorni dopo dal Riesame, misura confermata dalla Cassazione). Secondo il pm, infatti, sarebbero stati consumati «atti di sevizia e crudeltà». Una discesa negli inferi per bimbi fra i 3 e i 5 anni, che sarebbero stati obbligati a «praticare reciprocamente su loro stessi atti di esplicita natura sessuale anche con l'uso di strumenti». Uno scenario da incubo che, «secondo quanto riferito dalle giovani vittime», le avrebbe viste coinvolte nel «gioco della puntura e del pisello», durante «i quali i bambini subivano penetrazioni o dovevano toccare i genitali e altre zone erogene degli adulti». I quali avrebbero sottoposto i piccoli «a maltrattamenti e percosse», «li legavano dopo averli spogliati, praticavano sui medesimi, con l'uso di siringhe, prelievi di sangue o inoculazione di sostanze varie quali narcotici, stupefacenti o altre lesive della salute delle persone, alcune contenenti benzodiazepine, e li terrorizzavano o li traumatizzavano, vestendosi da diavolo o coniglio nero o altro ancora con uso di cappucci e mostrandosi ai medesimi completamente o parzialmente nudi». Dopo oltre tre anni di inchiesta e più di diecimila atti processuali «ci aspettiamo che questi bambini - auspica Arianna Di Biagio, vicepresidente dell'associazione genitori - ottengano finalmente giustizia».

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