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Caccia alla talpa dei gioiellieri. Dieci nomi nel mirino della polizia

Il cadavere del bandito freddato dal gioielliere

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Le indagini sulla tentata rapina a Spinaceto finita con la morte di un malvivente e con il ferimento di altri due continuano senza sosta. Gli investigatori della Squadra mobile stanno infatti cercando di individuare chi ha fornito ad Angelo Angelotti, deceduto, e a Stefano Pompili e a Giulio Valente, le informazioni sugli spostamenti dei due gioiellieri, Andrea e Luca Polimadei. E all'attenzione degli agenti ci sarebbe una rosa di una decina di nomi e cognomi. Tutti uomini. Persone che erano a conoscenza della partenza per Monaco dei fratelli per partecipare a una Fiera, che sapevano che sarebbero usciti di casa poco prima della 5 del mattino e che avrebbero avuto in auto i gioielli da portare all'estero per lavoro. Si tratta di nominativi che sono stati forniti agli investigatori da Andrea Polimadei quando è stato ascoltato in Questura. Persone che secondo il gioielliere che ha fatto fuoco salvando la sua vita e quella del fratello avrebbero saputo il giorno e l'orario della loro partenza da Spinaceto. Intanto dall'autopsia è emerso che Angelo Angelotti, 62 anni, è stato raggiunto da tre colpi di pistola al petto, sparati da Andrea Polimadei quando è stato accerchiato dai banditi che con un furgone rubato avevano speronato la sua Toyota IQ in largo Guido Buzzelli. Angelotti, che abitava al Trullo, era stato fermato lo scorso dicembre in via dei Colli Portuensi dalla polizia, che constatò che l'ex boss della banda della Magliana guidava senza patente. Il lavoro degli investigatori continua anche sul fronte degli accertamenti tecnici sulle pistole recuperate sul luogo dell'aggressione. La polizia Scientifica dovrà esaminare le armi e i proiettili che hanno ucciso Angelotti e ferito Pompili e Valente, che sono ricoverati negli ospedali San Camillo e Cto: le loro condizioni cliniche sarebbero in miglioramento. Intanto due sere fa il gioielliere Andrea Polimadei, intorno alle 22, ha telefonato al 113 segnalando un'automobile sospetta che era parcheggiata davanti alla sua abitazione: la vettura era ferma proprio nel parcheggio dove i tre rapinatori sabato scorso avevano posteggiato il furgone rubato e una macchina che sarebbe dovuta servire per la fuga dopo aver rapinato i due fratelli.

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