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Ora la procura indaga sul dossier multe bluff

Vigili, un agente della Polizia di Roma capitale

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Non solo tangenti: la procura sta indagando anche sulle multe contestate ai fratelli Bernabei, già lo scorso mese portate all'attenzione del comandante Giuliani e del sindaco Alemanno. La notizia arrivava dalla stessa Polizia municipale, che - nel ping pong di accuse che ha seguito le denunce degli imprenditori trasteverini - parlava di oltre 2.000 contravvenzioni da codice della strada non pagate. Si trattava per lo più di varchi Ztl, guida senza cintura o transito nelle corsie preferenziali, per un totale di circa 350 mila euro di debito nei confronti dell'amministrazione cumulato dal 1995 ad oggi. Stime smentite dopo poche ore dall'ufficio Contravvenzioni di via Ostiense, l'unico in grado di incrociare i dati della polizia municipale, ovvero lo storico dei verbali, con quelli di Equitalia. È infatti risultato che delle 2.184 multe spiccate nei riguardi di mezzi privati o aziendali riconducibili alla famiglia Bernabei, 275 sono state pagate, 569 contestate ed oggetto d'appello, 390 iscritte a ruolo ,quindi in riscossione, 799 in via di lavorazione. Non di meno, si contano all'attivo diverse cause concluse a favore della società: i ricorsi accolti ammontano infatti a 416, contro i 152 respinti. Gli agenti hanno insomma divulgato un dossier bluff, costruendo ipotesi sul presunto debito partendo da una contabilità non veritiera: in pratica non si è tenuto conto dell'iter delle contravvenzioni, tantomeno dei ricorsi vinti dai Bernabei, tra i quali spicca peraltro una richiesta di pagamento erroneamente avanzata da Equitalia nel 2009, quando è stato notificato alla società un preavviso di fermo dei veicoli per un importo complessivo di 50 mila euro. La verità è venuta a galla l'indomani proprio in Campidoglio, alla presenza del comandante Giuliani, del suo vice Scafati e del vicecapo di gabinetto di Alemanno, Nardi, ai quali il direttore dell'ufficio Contravvenzioni di via Ostiense - concluse le opportune verifiche - ha spiegato l'insussistenza dei numeri resi pubblici dagli agenti. Nell'occasione Pelusi ha anzi precisato che, a differenza di quanto trapelato sempre dalla pm, a carico dei Bernabei non risultano multe fantasma, non iscritte a ruolo e finite nel limbo della prescrizione. Sciolto il giallo sul debito, però, le domande restano. Perché diffondere cifre gonfiate? Potrebbero le multe essere stato il mezzo per esercitare una qualche pressione nei confronti degli imprenditori? Il riepilogo della contabilità amministrativa riferita alla ditta potrebbe rivelarsi un boomerang per i vigili. Questo anche perché i Bernabei hanno a più riprese ribadito di sentirsi bersaglio mobile degli agenti: dopo le denunce con cui hanno portato alla luce il giro di mazzette, a sentire loro, i controlli su strada si sarebbero intensificati al punto da rendere impossibile ai dipendenti circolare per le vie del centro. Gli autisti della ditta, che evidentemente trascorrono ore e ore alla guida dei mezzi «targati» Bernabei, hanno raccontato di accertamenti a raffica, più volte al giorno: «Bastava che vedessero il nome della ditta – avevano spiegato su queste pagine – e ci fermavano facendoci multe assurde, anche perché mancava una vite a uno specchietto del motorino, oppure chiedendoci il permesso di soggiorno al posto della patente pur di trovare qualcosa che non andava». Ora, come confermano da via Ostiense, la procura in questi giorni si starebbe muovendo anche su questo fronte. Acquisendo i verbali messi a disposizione dall'ufficio Contravvenzioni, ovvero tutta la documentazione a partire dal 1995 ad oggi, i magistrati sarebbero intenzionati ad approfondire lo spinosissimo fascicolo multe per chiarire se i controlli, e soprattutto le contravvenzioni, siano state utilizzate dai vigili urbani per intimidire gli imprenditori.

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