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Un indagato ha preferito non parlare.

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Ilprimo, l'imprenditore Marco Bernardini, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di garanzia nel carcere di Regina Coeli. Il secondo, Massimo Dolce, ha invece respinto tutte le accuse ipotizzate dalla procura che indaga sulle aree degradate da recuperare a verde date in concessione ai privati, i cosiddetti Punti verdi. Dolce ha infatti dichiarato di fronte al gip Bernadette Nicotra di non aver proceduto ad alcuna fatturazione per lavori fittizi, circostanza che gli è stata contestata dai pm e che la presunta corruzione (la donazione di una vettura) nei confronti di Stefano Volpe, architetto del Comune finito a sua volta in carcere perché avrebbe attestato lo stato di avanzamento dei lavori falsamente prospettato per il parco di Spinaceto, era in realtà lo scambio con un gommone. Le indagini dei pubblici ministeri Francesco Minisci, Giorgio Orano e Alberto Pioletti, che hanno ipotizzato i reati di corruzione, truffa aggravata e falsità ideologica, ruota intorno a una truffa da oltre un milione di euro. Ma nell'inchiesta potrebbero finire anche altri personaggi, legati a vario titolo, agli arrestati. Proseguono infatti le indagini della Guardia di Finanza, secondo la quale gli imprenditori avrebbero effettuato «una forte pressione sul Comune». E in particolare nei confronti dell'assessore all'Ambiente Marco Visconti e del vicesindaco Sveva Belviso. «Il mio ruolo in relazione al Programma Punti verdi qualità si limita al fedele svolgimento dei compiti istituzionali e politici - ha detto Visconti - in qualità di assessore all'Ambiente, appena insediato nel gennaio 2011 ho chiesto un'attenta disamina di ogni attività amministrativa legata ai Punti verdi qualità. L'esame, già avviato dall'attuale capo del Dipartimento nell'agosto 2010, subito dopo il suo insediamento, ha rilevato alcune irregolarità che abbiamo immediatamente segnalato alla procura. Inoltre sono state annullate tutte le determinazioni dirigenziali non conformi ed è stata revocata la gestione dei Punti verdi qualità morosi, con l'ingiunzione della restituzione delle somme». Dolce e il suo socio Bernardini, secondo i pm, volevano sbloccare i pagamenti di alcune tranche di finanziamenti relativi al Punto verde di Spinaceto. La società di Dolce, la Maspen Center Sport, non avrebbe mai vinto un bando di concorso, ma subentrava in un secondo momento alla società «primogenita titolare della concessione». Ma gli interrogatori non sono finiti. Oggi toccherà all'architetto del Comune Stefano Volpe e alla compagna Anna Maria Parisi, ai domiciliari.

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