Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

"Rovinata dal primario. I medici lo sapevano"

Esplora:
Roma, l'ospedale San Camillo (foto Gmt)

  • a
  • a
  • a

«Mamma è una sopravvissuta del disastro combinato in sala operatoria da Donato Antonellis. Le ha reciso i dotti biliari e l'arteria epatica. È rovinata per sempre. In sala operatoria i suoi collaboratori avevano tentato di fermarlo. Ma non ci sono riusciti. Da quattro mesi ormai, è inchiodata al letto del Centro Trapianti allo Spallanzani, dove è arrivata in fin di vita dopo un intervento in laparoscopia per i calcoli alla colecisti, cui è seguito un intervento chirurgico di 10 ore per tentare di arginare i danni. Ma senza risultato». Parla Mariana, la figlia ventisettenne di Gloria Vasquez, 50 anni. La sua cartella clinica è una delle 9 risequestrate, che fanno parte delle 18 acquisite dal pm Claudia Alberti, che indaga su lesioni e morti sospette nel reparto di Chirurgia d'urgenza del Pronto soccorso del San Camillo Forlanini. Alcuni presenti in sala operatoria con lui. Altri invece hanno dovuto rimettere le mani sulle operazioni definite dai collaboratori «maldestre» eseguite dal primario. «Chissà perché - raccontano i medici - ma difficilmente Antonellis rioperava i suoi pazienti». Come si sente oggi Gloria avrebbe voluto raccontarlo in prima persona. «Ma il San Camillo Forlanini non ha autorizzato l'incontro con la giornalista e il fotografo» spiega la figlia Mariana, che parla per conto della madre. «Non mangia ancora dopo quattro mesi - racconta la ragazza - L'ha salvata il prof. Ettorre, primario del Centro Trapianti. Ma l'hanno portata qui solo dopo 6 giorni. Ettorre ci ha detto che se si fosse intervenuto 48 ore prima la situazione non sarebbe stata così grave». Gloria è sempre stata bene. «Era sana, lavorava al corriere express di papà». Il 10 novembre, in preda a forti dolori di pancia, si presenta al pronto soccorso del San Camillo Forlanini. Si tratta di calcolosi biliare. Deve essere ricoverata nel reparto di Chirurgia d'urgenza. La famiglia ha fiducia. «Non sapevamo ancora chi fosse Antonellis - spiega la Mariana - Lo abbiamo capito dopo. Su internet c'è una letteratura sul primario, con tre interrogazioni regionali, una trasmissione di Report e articoli giornalistici». Alberto Adami ricorda quella paziente. «Avrei voluto dirle "torna a casa che è meglio"» racconta. Ma il medico non può dare questo consiglio. «Mamma è stata operata il lunedì successivo in laparoscopia dal primario Donato Antonellis». Entra in sala operatoria alle 8.30. «E solo alle 16.30 papà apprende che sono sorti problemi e si è dovuti intervenire chirurgicamente. Torna in reparto con 7 sacche di drenaggio, flebo e sondino nasale alle 19, dopo 10 ore dell'ingresso in sala operatoria. E continua a stare malissimo fino a rischiare la vita».

Dai blog