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Stazione Tiburtina fantasma Aperta da tre mesi. È vuota

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Mancano bar, negozi e servizi. Biglietteria chiusa Rimpallo tra Rfi e Comune sul rinvio della tangenziale

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Mac'è anche una terza categoria: quelle che vengono aperte in pompa magna e poi restano inutilizzate. La nuova stazione Tiburtina ha proprio queste caratteristiche. Il taglio del nastro c'è stato lo scorso 28 novembre con ospite d'onore il presidente della Repubblica. Sono passati 83 giorni ed è ancora vuota. Le biglietterie sono nuove di zecca, ma chiuse. Tutti i servizi: ristoranti, bar e negozi non sono ancora stati aperti. I passeggeri continuano ad utilizzare la vecchia stazione a livello terra. Come se nulla fosse cambiato. Il grande boulevard sopraelevato è deserto. Gli otto spazi sospesi in aria, che assomigliano a grandi bolle, sono vuoti. È come andare a vivere in una nuova casa senza avere i mobili, la cucina, il letto e neanche una sedia dove appoggiarsi. E i tempi sono ancora lunghi. Il motivo di questo ritardo? Semplice, quando c'è stata l'inagurazione alla presenza di decine di autorità, non era ancora stato fatto il bando europeo per la gestione della stazione. In questi mesi la gara è stata fatta e c'è anche un vincitore. È Grandi Stazioni, la società partecipata al 60% proprio da Ferrovie, che gestisce già oggi i più grandi scali italiani tra cui Milano Centrale, Torino Porta Nuova, Napoli Centrale e Firenze Santa Maria Novella. A Roma Grandi Stazioni fa il bis, dal momento che controlla anche la stazione Termini. A questo dovrà presentare il progetto della stazione Tiburtina e affidare i nuovi servizi aprendo bar, ristoranti, deposito bagagli, toilettes e punti informazioni. Di spazio ce n'è tanto: la galleria che collega Pietralata al Nomentano è lunga 300 metri e larga 60. Chi ha l'ardire di salire le scale mobili si trova in un'ambiente nuovo di zecca e luccicante. Ci sono i cartelli che indicano le direzioni per i binari. Ma nient'altro. Due ragazzi con i trolley in mano si aggirano spaesati: «Come mai non c'è nessuno?». «Dove dobbiamo andare?», si chiedono. Non c'è nessuno che possa aiutarli. Alcune scale mobili che portano ai binari sono sbarrate dalle transenne. All'altezza del cartello che indica il percorso per la banchina 20, c'è una grande ringhiera con scritto: «Vietato l'accesso, area di cantiere». Su una vetrata un altro foglio recita: «Prossima apertura». Ma la nuova stazione per l'alta velocità non è l'unica grande opera a non aver visto ancora la luce. Non occorre spostarsi di molto. Basta scendere le scale e dare un'occhiata ai binari. Lì sotto c'è la nuova tangenziale est che passa proprio sotto alla ferrovia. È costata 170 milioni ed è lunga tre chilometri, di cui 800 sotterranei. Sostituirà l'attuale tangenziale dall'innesto dell'A24 a Batteria Nomentana. Permetterà di non perdere ore imbottigliati nel traffico. Il primo tratto, quello in direzione Salaria, avrebbe dovuto aprire il 31 gennaio. Oggi è il 18 febbraio ed è ancora chiuso. Ferrovie assicura che i lavori sono stati ultimati: «I collaudi statici sono stati eseguiti e comunicati a Roma Capitale il 3 febbraio. Gli impianti tecnologici sono stati installati e regolarmente certificati, con apposita dichiarazione di conformità». Il Campidoglio ribatte che «i collaudi non sono ancora finiti». Insomma, mancherebbero ancora dei lavori. Rfi allora cerca di smorzare la polemica: «È in fase di definizione con il Comune la modalità di apertura e degli impianti tecnologici». La data d'apertura resta quindi un'incognita. L'unica certezza è che siamo in ritardo e che, molto probabilmente, anche l'inaugurazione dell'altro tratto, quello in direzione San Giovanni, è a rischio rinvio. Avrebbe dovuto aprire il 21 aprile, giorno del Natale di Roma.

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