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Freddato sotto casa con un colpo di pistola

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Pisana Agguato all'ora di pranzo Aveva 64 anni. Gli hanno sparato al volto

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Quandovede l'uomo disteso a terra le urla si sentono fin dalla strada. È fuori di sé, stravolto dal dolore. Un'ora prima in quella rimessa condominiale un killer con il volto nascosto da un passamontagna ha ucciso Antonio Maria Rinaldi, 64 anni, originario del Salernitano, titolare di un'agenzia immobiliare all'Eur, una madre anziana che lo aspettava a casa. Ma Antonio Rinaldi nell'appartamento all'interno 12, ultimo piano di una palazzina di tre che sorge in un complesso a edilizia residenziale in via del Fontanile Arenato 310, alla Pisana, non c'è mai arrivato. Era appena sceso dalla sua Smart nera, ieri verso le due del pomeriggio, quando un uomo incappucciato e armato di pistola lo ha affrontato. Con lui c'era un suo collaboratore trentenne, che era alla guida ed è rimasto illeso. «Gli ha chiesto dei soldi, lui si è rifiutato», ha detto il testimone oculare dell'omicidio. Dalla pistola dello sconosciuto è partito un colpo. Uno solo. Il proiettile, probabilmente di piccolo calibro, esploso con una rivoltella (sul posto non sono stati trovati bossoli), ha raggiunto Rinaldi all'occhio destro. Il sessantaquattrenne è crollato sul pavimento del garage esanime. Un rivolo di sangue ha finito la sua corsa nel tombino. L'assassino è fuggito a piedi, scavalcando la sbarra che chiude una traversa di via del Fontanile Arenato, via dei Damasceni e dileguandosi nel nulla. Forse c'era un complice che lo aspettava su una moto. Oltre all'attività nelle aste immobiliari fallimentari, Rinaldi, figlio di un noto penalista campano, aveva precedenti per droga. Nell'82 era finito nei guai perché nell'appartamento dove viveva, a Villa Bonelli, la polizia aveva scoperto una raffineria di cocaina; nel 1989 era stato arrestato dalle «fiamme gialle» per un traffico di stupefacenti fra l'Italia e la Colombia, e sembra che avesse avuto guai per droga anche nel 1998. Sul posto del delitto sono intervenuti polizia e carabinieri. Ma le indagini, coordinate dalle direzione distrettuale antimafia, sono affidate alla squadra mobile e anche il capo del gruppo investigativo di San Vitale, Vittorio Rizzi, ha partecipato al sopralluogo. Tutte le ipotesi sono aperte. Le frasi riferite dal teste sembrano accreditare quella della rapina finita tragicamente. Ma qualcosa non torna. L'obiettivo sembra essere stato scelto di proposito, inseguito o atteso nel garage. E un eventuale rapinatore non poteva sapere quanto denaro la sua «preda» avesse nel portafogli. Più robusta, quindi, la pista dell'agguato e del regolamento di conti. Lo scorso 19 agosto, nello stesso palazzo, ci sarebbe stata una rapina con sequestro di persona. «Hanno tenuto in ostaggio la padrona di casa, il marito e il figlio e si sono fatti consegnare sessantamila euro in contanti», racconta un uomo che abita in zona. Sempre in via del Fontanile Arenato, non lontano dal civico 310, venne assassinato il generale dell'Aeronautica Licio Giorgieri. Rientrava a casa a bordo dell'auto di servizio, venne affiancato dai brigatisti in moto. I terroristi esplosero cinque colpi e uccisero l'alto ufficiale senza ferire l'autista. Era il 20 marzo 1987. Ma questa è un'altra storia.

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