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La trincea dei medici del Cristo Re

Un corridoio d'ospedale

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Dispiaciuti e arrabbiati. I medici del Cristo Re hanno scioperato ieri per protestare contro l'attuazione di due contratti nazionali e per il cronico ritardo nel pagamento degli stipendi che va avanti da due anni. «Siamo molti dispiaciuti per i pazienti ma era assolutamente necessario che facessimo sentire la nostra voce perché qualcuno si occupi di questa situazione e cerchi di risolverla», dice Donato Menichella, segretario nazionale Anmris. «Sono cinque anni che non viene rinnovato il contratto di lavoro – spiega ancora Menichella - quindi le retribuzioni sono state ampiamente decurtate, non sono stati pagati gli arretrati di tanti anni e soprattutto c'è una grande incertezza, mese per mese, per il pagamento degli stipendi. C'è quindi un'insicurezza totale dei medici circa il loro futuro economico e professionale naturalmente». Lo sciopero è durato tutta la giornata, anche se ovviamente sono stati comunque garantiti i servizi. I camici bianchi si schierano così al fianco di infermieri e dipendenti nella protesta per gli stipenti. La decisione di incrociare le braccia è maturata a causa della mancata attuazione di ben due contratti nazionali; del mancato pagamento degli arretrati (relativi al periodo 2006-2007 e di quelli relativi agli scatti di anzianità); del ritardato pagamento da due anni delle mensilità. Il personale medico chiede che l'amministrazione sia una presenza attiva e propositiva nell'affrontare le problematiche del lavoro; che si valorizzi il personale; che si superino i contratti a tempo determinato e gli incarichi professionali. Ma soprattutto che si sviluppi un dialogo costruttivo, affinché i medici possano dare il proprio contributo ai piani di rilancio della struttura.   La situazione del Cristo Re resta critica, come quella di Idi-San Carlo e degli altri classificati. La speranza è che la Regione, come accaduto per il Santa Lucia, trovi una soluzione per garantire la sopravvivenza anche delle strutture sanitarie religiose. Anmris e Uil-Fpl chiedono all'amministrazione del Cristo Re un piano di rilancio e chiarezza sulla presunta cessione alla società Virginia Bracelli Srl, un'iniziativa verso la quale le due organizzazioni hanno mandato all'amministrazione formale diffida. Il segretario provinciale della Uil-Fpl Paolo Dominici chiede inoltre chiarezza sull'immissione in ruolo del personale. Ad oggi 180 lavoratori risultano assunti entro il 30 giugno 1994 e quindi direttamente in ruolo; 68 assunti tra il 1995 e il 2001 sono quelli che l'azienda sta cercando di regolarizzare; mentre 181 sono i precari assunti dal 2002 a oggi. La legge prevede che gli ospedali classificati vengano infatti equiparati al pubblico e così anche il loro personale. Ma per far ciò serve un concorso interno per inserire i dipendententi nei ruoli regionali. «Tutti i classificati l'hanno fatto, perché il Cristo Re ancora no?», domanda la Uil-Fpl che denuncia la mancata equiparazione per il personalo assunto dopo il 1994 «a causa dell'invalidità della selezione». Della questione è stato investito anche il ministero della Salute. «Nel frattempo - conclude Dominici - aumenteremo il numero di bandiere e di striscioni che cingono il muro di cinta dell'ospedale al fine di rendere noto alla cittadinanza e all'utenza quello che è lo stato attuale del Cristo Re, che ha rappresentato un polo d'eccellenza della sanità laziale».

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