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Don Gino: stanno solo perdendo tempo

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Lachiesa sorge sopra i resti dei palazzi di Elena, madre di Costantino I, ed è una delle sette chiese di Roma che i pellegrini devono visitare a piedi in un giorno. Di fedeli e non, da queste parti, ne passano. Don Gino fa due passi fuori dall'atrio e scruta orizzontalmente la piazza. Di fronte, una distesa di tende. Un camping. Sono gli indignati. «Quelli si sono messi lì il 15 ottobre e non si sono più mossi», fa don Gino incrociando le braccia. E con lei hanno parlato? «Ormai abbiamo rapporti di vicinato, quindi è capitato. Sono indignati nei confronti della politica e delle banche. La loro però è più un'utopia. Assomigliano a quello che ho già vista negli anni Settanta ma con una differenza fondamentale: noi avevamo ideali, loro utopie». Cioè? «Vogliono un modello di società che non si realizzerà mai». Per esempio? «Una società senza capi. Dicono di vivere senza capi, ma qualcuno anche lì dentro prende decisioni per loro». Hanno dato problemi alla Basilica? «No, si comportano in modo civile. Diciamo che da questo punto di vista fanno anche comodo perché puliscono la piazza». Voi li avete mai aiutati in qualche modo? «No». Neanche una coperta? «No, sono venute delle persone che hanno distribuito delle coperte qualche giorno fa e sono stati aiutati dopo l'acquazzone». Don Gino, ma dove fanno i loro bisogni? «Sì, per quelli vengono in chiesa. Noi li accogliamo a braccia aperte. Utilizzano il bagno della Basilica ma sono molto rispettosi». Ma poi restano anche per pregare? «No, quello no». Fab. Per.

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