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In città l'esercito dei futuri infermieri

Un corridoio di ospedale

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L'Oms ha lanciato l'allarme a livello mondiale: nel mondo mancano almeno 4,2 milioni di operatori sanitari in 57 Paesi. In Italia si prevede un «buco» di 40mila medici e infermieri nei prossimi 10 anni. Cifre che tornano in primo piano, in questi giorni, in cui migliaia di giovani cercano di entrare nelle Facoltà di Medicina e di Scienze Infermieristiche a numero chiuso sottoponendosi alla lotteria dei test. Sono circa 123mila gli studenti che oggi sosterranno gli esami di ammissione per 27mila posti. Oggi nella Capitale arriveranno in migliaia da tutt'Italia per circa duemila posti. Ma quanti di questi futuri infermieri e fisioterapisti troveranno un'occupazione? «Tradizionalmente era una scelta che ti teneva tranquillo. Lo è stata almeno fino a 4 anni fa. Oggi non è più così - spiega Paolo Dominici, segretario provinciale Uil-Fpl - Una volta la prima assunzione avveniva nel privato. Poi arrivavano i concorsi e si passava al pubblico. Oggi con il blocco delle assunzioni nel pubblico e la crisi economica, gli infermieri non si spostano più e il privato è costretto a ricorrere alla mobilità». Negli ospedali la carenza d'infermieri è cronica. L'emergenza investe ogni struttura sanitaria, dal San Camillo alla Asl RmE. Alcune per sopperire al fabbisogno ricorrono alle cooperative. Per non parlare degli infermieri precari, assunti a tempo determinato che girano da una parte all'altra rispondendo ad avvisi pubblici. Eppure, precari e infermieri delle coop sono altamente specializzati, come quelli di ruolo. Così le retribuzioni si differenziano. Ad esempio, se un infermiere assunto prende 100, quello della cooperativa guadagna il 25% in meno a parità di ruolo, profilo e mansioni scelte. «E la situazione peggiorerà. Il ricorso al privato da parte del pubblico e dei convenzionati sarà un problema a causa delle delle difficoltà a pagare le commesse», è l'allarme della Uil Fpl. Con un'unica logica conseguenza: una carenza cronica di infermieri. Per esempio al San Camillo le difficoltà a coprire gli organici previsti nei reparti sono ormai all'ordine del giorno. Tutte le strutture ospedaliere pubbliche del Lazio avrebbero infatti bisogno del 20% di infermieri in più e inoltre «la gran parte delle aziende che non sono in grado di coprire i numeri sostituisce i profili infermieristici con personale non qualificato. Anche nelle sale operatorie». Per non parlare dei prepensionamenti e dei molti infermieri che per motivi di salute vanno a coprire altri ruoli. «Questo è un lavoro usurante pure per mancaza di ausili - dice Dominici - Ad esempio nei reparti di ortopedia non ci sono sollevatori. La stragrande maggioranza che marca visita è davvero deteriorata nel fisico: ernie discali, allergie, esaurimenti, malattie infettive. L'infermiere è il primo in frontiera. La aziende dovrebbero visitarli ogni sei mesi. Ma difficilmente questo si verifica». Eppure ci sono tanti giovani che sognano di diventare infermieri, nonostante il blocco del turn over imposto dal governo alla Regione a causa del deficit sanitario. E un unico sbocco professionale possibile: la sanità privata.

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