Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

I disabili: Alemanno ci offende Piuttosto tagli l'Estate romana

default_image

  • a
  • a
  • a

.Insomma Trieste non ci sta. «I disabili sono persone che meritano rispetto come tutti gli altri - spiega - Quello che ha detto il sindaco ci offende. Ci sentiamo strumentalizzati. È sempre la solita storia. Tu mi tagli e io faccio la voce grossa e minaccio di tagliare l'indispensabile, qualcosa che colpisce l'opinione pubblica, cioè il settore sociale. Non è che dico: mi tagli e allora farò meno feste. Noi disabili non vogliamo fare da cappello per coprire le spese inutili. Il sindaco che fa il paladino non ci convince. Perché invece non va in piazza con l'Estate Romana?» Ieri il sindaco Alemanno ha ribadito che sulla manovra «ci sono ancora delle criticità e dei punti che vanno chiariti» e che in attesa di nuovi incontri con il governo «il giudizio resta sospeso». Cosa consiglierebbe lei al sindaco? «Di evitare queste spaventose ipocrisie. Il consiglio è semplice: meno feste, porchetta e panini. L'estate romana quanto costa ai cittadini? In periodi di crisi un sindaco deve comportarsi come un padre di famiglia che dovendo fare sacrifici comincia a tagliare dove non è indispensabile». Qualche esempio di spreco? «Un concorso di mesi fa per un call center fantasma di formazione turistica per disabili in due lingue e funzionante otto ore al giorno. Una spesa di mezzo milione di euro senza senso. C'è già lo 060606 che funziona 24 ore al giorno. E poi: continuamo a tenere i buoni taxi per un terzo dei disabili e gli altri due terzi non ce l'hanno. E non si spendono risorse per acquistare autobus nuovi accessibili. Un piano che non decolla dal 1990». L'Estate Romana? «La maggior parte degli eventi non sono accessibili. Ci avevano promesso due ascensori sul lungotevere perché potessimo andare sul traghetto da Castel Sant'Angelo a Ponte Milvio. E partecipare agli eventi che si svolgono lungo il fiume. Mai realizzati. C'è n'è uno a Castel S. Angelo pericoloso ed è per i cantieri edili». Da dove cominciare per cambiare la cultura? «Da oggi, ad esempio, non dando autorizzazioni ad attività che non hanno accessibilità. Come i bar del centro negli scantinati che non sono idoneei per tutte le persone che vengono nella Capitale. In dieci anni si cambierebbe l'immagine della città».

Dai blog