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Parti a rischio. Le ostetriche: siamo troppo poche

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.A dare l'allarme non sono le pazienti, i sindacati o il Tribunale del malato. Stavolta a scendere in campo quasi con clamore sono le ostetriche del reparto di Ginecologia I del primario Raniero Cartocci (2000 parti nel 2010). Assistite dagli avvocati Antonio Angiò e Paolo Paolucci, le 14 operatrici hanno inchiostrato una lettera tra preoccupazione e rivolta inviata alla governatrice Renata Polverini, al dg dell'ospedale Bracciale, al direttore sanitario Corea, al primario Raniero Cartocci e ai rappresentanti sindacali. La denuncia parte dai numeri fissati dalla legge che i legali riepilogano così: «Per l'area travaglio - scrivono - si prevedono 3 ostetriche per turno per 1.500 parti l'anno e una in più per ogni classe (500 parti-anno aggiuntivi). Requisiti - precisa la lettera sottoscritta dalle ostetriche - che non sono rispettati». Per cui «si viene a creare una situazione di fortissimo disagio per pazienti e personale che vi opera». Lo scenario descritto dagli avvocati si allarga sulle altre cose che non vanno: «Al San Giovanni - continuano - negli ultimi anni sono state trasferite nove ostetriche senza essere sostituite. Il personale in sala parto è di 15 unità ruotanti su 5 turni, determinando quindi l'obbligo di rotazione solo presso quell'area sanitaria. La camera operatoria ginecologica è in un altro corpo del fabbricato rispetto alla sala parto e i letti per le pazienti sono in pessime condizioni». Con questa situazione, sono due i suggerimenti delle ostetriche avanzati coi toni di legge dei due legali: «Invio di nuovo personale o riduzione dei parti». La direzione sanitaria smentisce tutto: «Ci sono 25 ostetriche - ribatte il direttore sanitario Corea, di Ostetricia I e II - Il nostro è un reparto di eccellenza». Il finale della lettera dice altro: «In attesa di un vostro riscontro alla presente, dovendo in caso contrario ritenere il silenzio come acquiescenza a tale stato di cose», provvederanno a «nuove iniziative legali a tutela dei diritti delle nostre assistite preservandole da una condizione del lavoro deficitaria».

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