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Il rischio d'infezione è basso

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«Nelnostro Paese la tubercolosi è una malattia riemergente. Una patologia presente da sempre, sembrava scomparsa, poi è ritornata in auge fondamentalmente con l'insorgenza dell'infezione Hiv - spiega il prof Aldo Morrone direttore dell'Ospedale San Camillo e specialista in malattie tropicali - Nei soggetti fortemente immunodeficienti come quelli affetti da Aids, il bacillo di Koch facilmente si riattiva». Cosa accade nel mondo? «La tubercolosi con la malaria sono le malattie più diffuse. L'infezione tubercolare può restare silente oppure sviluppare la malattia in soggetti con riduzione immunitaria, stress di convivenza in forte degrado sociale. Se non viene diagnosticata in tempo può dare luogo al rischio di diffusione soprattutto in comunità chiuse. Se il soggetto viene isolato e sottoposto a trattamento il rischio s'azzera». Secondo lei hanno fatto bene i sanitari del Gemelli a richiamare tutti i bambini nati da marzo a luglio? «Benissimo anche se il rischio di infezione è decisamente basso. In Italia c'è un ottimo sistema sentinella. Individuato il caso viene subito trattato. E tanto più precoce è la diagnosi meno allarme si crea. La tubercolosi è da controllare, invece, nei paesi in via di sviluppo. Dove per mancanza di risorse non esistono sistemi sanitari di diagnosi e trattamento precoce. In quelle aree il rischio di diffusione della malattia è molto alto. E mi riferisco non solo all'Asia e America latina ma anche all'Est Europa, ai paesi dell'ex Unione Sovietica che sono più vicini a noi e da dove il passaggio del virus è più facile». Quando allarmarsi? «Sintomi incoercibili sono febbre anche alta e tosse. Allora si può fare subito un esame del sangue per vedere se c'è positività o meno». Come si evita il contagio? «Con un'ottima condizione di salute, un sistema immunitario forte e un'alimentazione corretta ricca di frutta e verdura, niente fumo, superalcolici e droghe. Ci sono pure soggetti ad alta infezione che non sviluppano la malattia e sono trattati lo stesso. Il bacillo della tubercolosi e il più antico e dunque s'è adattato moltissimo».

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