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Tokyo ci ripensa e scende in campo Oggi sarà ufficiale

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.Il Giappone ci ripensa per l'ennesima volta. Tokyo ha deciso di candidarsi. Dopo i tentennamenti post-sisma e l'orientamento di rinunciare dopo l'assegnazione alla Corea del sud del 2018, la capitale giapponese pare adesso decisa a scendere in campo per correre contro Roma e Madrid per ospitare i Giochi olimpici del 2020. L'annuncio formale verrà dato oggi, ma i giochi sembrano praticamente fatti. «Abbiamo la responsabilità e l'obbligo di rispondere alle aspettative riposte su di noi», ha detto infatti il presidente del Comitato olimpico nipponico, Tsunekazu Takeda, nel corso di un simposio per celebrare i 100 anni della fondazione del Joc. «Dobbiamo portare le Olimpiadi in Giappone», ha aggiunto Takeda, ribadendo la disponibilità e l'impegno della capitale nipponica a poter ospitare i Giochi estivi per la prima volta dopo quelli del 1964 (che seguirono Roma 1960), rifacendosi della sconfitta subita nella corsa per organizzare l'edizione del 2016, assegnata a Rio de Janeiro. «Purtroppo - ha infatti ricordato Takeda - non abbiamo avuto successo candidandoci per il 2016, ma da allora abbiamo fatto tutto il possibile per prepararci al 2020. Le Olimpiadi contribuiranno a rafforzare ripresa e ricostruzione» del Sol Levante, dopo il sisma-tsunami dell'11 marzo scorso e dalla successiva crisi nucleare di Fukushima. Le Olimpiadi 2020 sarebbero un'occasione secondo Takeda per «contribuire a creare un nuovo Giappone proiettato verso il futuro, per i nostri figli. Siamo convinti che sarà vantaggioso per tutta la nazione». Per la formalizzazione della discesa in campo è solo questione di ore: Takeda, con un giorno di ritardo sulle attese, procederà infatti oggi, sostenuto dal governatore di Tokyo Shintaro Ishihara, ad annunciare direttamente al presidente del Cio, Jacques Rogge, le ambizioni della capitale giapponese chiarendo i termini della candidatura in occasione dell'evento di chiusura dedicato ai 100 anni del Joc, al quale prenderanno parte anche l'imperatore Akihito e il premier Naoto Kan. Rogge, in tutte le interviste rilasciate ai media nipponici, ha auspicato una decisione positiva di Tokyo, facendo un diretto collegamento tra le motivazioni alla base dei Giochi del 1964 e quelli potenziali del 2020, come impegno per «la rinascita», rispettivamente dopo le distruzioni della Seconda guerra mondiale e la catastrofe di marzo. Anche il presidente del Consiglio olimpico dell'Asia, lo sceicco Ahmad Al-Fahad Al-Sabah ha dato la propria benedizione. Decisivo ai fini della decisione di Tokyo è stato proprio il diretto interessamento di rogge, che ha auspicato la candidatura anche di una città Usa oltre alle ormai probabilissime discese in campo di Durban (Sudafrica) e Istanbul (Turchia). Takeda era intenzionato inizialmente a ritirare Tokyo non solo a causa del sisma-tsunami, ma anche perché dopo l'assegnazione dei Giochi invernali 2018 alla Corea del Sud vedeva scemate le possibilità nipponiche di ottenere le Olimpiadi. Takeda avrebbe preferito puntare tutto sull'edizione del 2024, che avrebbe potuto celebrare il sessantennale di Tokyo 1964, per un'ideale staffetta tra Roma 1960-2020 e Tokyo 1964-2024. Un'idea suggestiva tramontata principalmente per oepra di Rogge che ha tranquilizzato Takeda: «Non esiste alcuna regola di alternanza dei continenti per l'assegnazione delle Olimpiadi. Europa e Asia hanno le stesse possibilità». Vincerà il dossier migliore e Roma adesso deve guardarsi le spalle da Madrid, la candidatura dell'austerità e del risparmio, e da Tokyo, la candidatura della ricostruzione e dell'efficienza nipponica.

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