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Il Municipio dichiara guerra ai bulli

Il casale diroccato all'interno del parco della Pineta Sacchetti (Foto GMT)

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Ora il fenomeno delle baby gang fa paura. Dopo lo stupro del branco di sei filippini su una minore di 17 anni nel parco della Pineta Sacchetti, ieri il presidente del XVIII Municipio, Daniele Giannini, ha lanciato l'idea di studiare il fenomeno del "bullismo etnico" in collaborazione stretta con le scuole della zona. "C'è un ottimo rapporto con dirigenti scolastici e presidi delle scuole - dice Giannini - Già è in piedi un progetto contro la cultura della droga, contro il divertimento che coincide con lo sballo. Il disagio giovanile però - spiega - va capito meglio". Ieri il presidente e alcuni cittadini hanno organizzato una manifestazione davanti al parco dello stupro. Presenta anche l'assessore regionale alla Sicurezza, Pino Cangemi. "L'area verde del Parco - assicura Cangemi - è frequentata in massima parte dai cittadini del XVIII, che abitano i quartieri confinanti e che continuano a segnalare prontamente ogni nuovo insediamento abusivo nelle vallate sottostanti la Pineta Sacchetti. Lo stesso presidente Giannini mi ha fatto presente che proprio in quella zona nei giorni scorsi sono stati effettuati anche interventi di sgombero e bonifica di tre micro accampamenti nascosti. La Regione Lazio - annuncia l'assessore - con l'assessorato Sicurezza ed Enti locali farà la propria parte per rendere più sicura quella zona della città". Violenti uniti da un patto di sangue: l'origine filippina. Aumentano a Roma i fatti di cronaca nera dove protagonisi negativi sono bulli figli di orientali ormai in città da oltre un ventennio. Lo stupro di gruppo da parte di sei di loro su un minore di 17 anni nel parco della Pineta Sacchetti è solo l'ultimo: il sesto complice del branco, un filippino di 25 anni che avrebbe partecipato solo alla rapina delle vittime la notte del 30, è irreperibile, forse all'estero. Il calendario di sangue conta diversi espido: risse, botte a colpi bastoni e coltelli. Una escalation che ogni volta rende più evidente il fenomeno delle baby gang etniche, anomala forma di fratellanza metropolitana tra i "figli stranieri di terza generazione". La violenza diventa scopo comune, rafforza il legame tra i compenenti del gruppo: lo rende protettetivo per ciascuno, deciso e pericoloso nei confronti di chi lo minaccia. Difatti nel passato recente le baby gang di filippini si sono scontrate con altre tribù. 15 marzo scorso, a piazza Euclide, ai Parioli. "Eccolo è lui, è quello che ci ha aggrediti la settimana scorsa, prendiamolo e gonfiamolo": con questa frase nel giro di pochi istanti Manfredi, il figlio sedicenne del sindaco Gianni Alemanno e un suo amico di 17 anni si sono visti piombare addosso un gruppo di sette giovani, quattro maggiorenni e tre minorenni, italiani ma figli di immigrati, filippini e capoverdiani. 12 giugno dell'anno prima, in zona Marconi. Spuntano i coltelli nella movida romana, in via Oderisi da Gubbio. Sempre la sera, alle 22,30 circa, rissa tra italiani e filippini. I primi entrano nel locale La Caffetteria e ne escono armati di mazze, i filippini invece tirano fuori i coltelli. Bilancio: un italiano ferito all'addome. 18 ottobre 2007. Viene fermata una baby gang di filippini minorenni che da giorni imperversano nella zona di Villa Gordiani (Prenestina). Armati di bastoni, spranghe di ferro, catene e altri oggetti contundenti aggredendo e minacciando soprattutto bengalesi che da anni vivono nella zona. Il gruppo di ragazzini viene intercettato nel parco di Villa Gordiani dal comandante dell'VIII Gruppo della Municipale, Antonio Di Maggio.

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