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Minorenne stuprata a turno dal branco

Il casale diroccato all'interno del parco della Pineta Sacchetti (Foto GMT)

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Stuprata a turno da cinque ragazzi nel parco della Pineta Sacchetti, all'Aurelio. La vittima una diciassettennne romana, il branco composto da giovani dai 19 ai 21 anni di origine filippina. Dopo le indagini della Squadra mobile, ieri la Procura ha firmato i provvedimenti di fermo per violenza sessuale di gruppo. La notte di terrore risale al 30 aprile. Un mese e mezzo di silenzio per stendere un velo sul profilo violento della capitale. Quarantacinque giorni di nascondimento per non allarmare la città. E alla fine rivelare la storiaccia quando i «cattivi» sono finiti dietro le sbarre. Quella notte, all'1.30 in uno stabile diroccato nel parco la minorenne era con altri tre amici, suoi coetanei: due ragazzi e un'altra ragazza. Forse è l'ora sbagliata per starsene lì appartati. E sicuramente non s'aspettano il peggio. Invece accade. All'improvviso si presentano cinque ragazzi: due di 19 anni, altrettanti di 20 e uno di 21, romani ma tutti con familiari filippini. Hanno fumato droga, sono un po' su di giri. Si sentono forti e spacconi. Prendono dei bastoni da terra e cominciano a camminare intorno ai quattro. Si atteggiano a bulli. Da loro si fanno consegnare i telefoni cellulari, poi accarezzano un pensiero terribile: divertirsi con quella ragazza carina e spaurita. Tanto, pensano, è notte, sono all'aperto, in un posto non frequentato, quindi possono farlo. E allora diventano violenti. Afferrano la ragazza, vanno in un lato del parco non molto distante dal punto della prima aggressione, e la violentano, a turno, uno dopo l'altro. Una scena che supera quella angosciante archiviata sotto il nome di «stupro alla Caffarella», il 14 febbraio 2009: una ragazzina di 14 anni violentata da due romeni, davanti al fidanzatino. Al termine i cinque si dileguano come fantasmi. Gli amici delle ragazza chiamano il 113. Arrivano gli agenti delle Volanti e da subito comincia la caccia. Si mettono al lavoro gli investigatori della Squadra mobile. Le indagini partono degli identikit. Le vittime vengono invitate a descrivere quei cinque volti. I poliziotti mostrano loro alcune foto, battono il territorio, cercano comitive di filippini. E arrivano al primo risultato. La polizia mette le mani sul più grande del branco. È il bandolo della matassa. Il ventunenne infatti è il sassolino che genera una valanga di accuse. Ammette l'aggressione, riferisce che quella notte lui e gli altri quattro hanno assunto sostanza stupefacente. Racconta che hanno visto i quattro nel parco, li hanno terrorizzati finendo poi con la violenza sessuale di gruppo. Adesso la situazione si è ribaltata. È l'indagato a sentirsi perso. Sotto la pressione degli investigatori il filippino fa nomi e cognomi dei complici. Uno dopo l'altro il branco è rimesso insieme, in Questura, in foto che sono state mostrate ai ragazzi e alla miniore di 17 anni, i quali hanno li hanno ricosciuti. Ieri il sostituto procuratore Eugenio Albamonte ha emesso i provvedimenti di fermo con l'accusa di violenza sessuale di gruppo. «Roma è vicina alla giovane che è stata vittima dell'abuso - ha detto il sindaco Gianni Alemanno - Alla giovane e alla sua famiglia desidero portare la solidarietà di tutta l'amministrazione capitolina. Il Comune di Roma si costituirà parte civile nel processo contro i responsabili di questa terribile aggressione».

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