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Assalto alle Poste. L'Odissea continua

Roma, assalto agli uffici postali

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«Dicono di aver lavorato tutta la notte per sistemare il guasto. Ma come vedete noi siamo qui in fila. Fermi». L'immagine che si ripete a ogni filiale è quella di una coda umana, da cui spuntano bollettini e raccomandate, che intona il brontolio di protesta contro le Poste. Brontolio, quasi bisbigliato, perché è dalla scorsa settimana che i romani provano a pagare una multa, spedire un pacco o ritirare la pensione. L'azienda ha il server centrale rotto. Un'infezione che ha contagiato a macchia d'olio tutti gli uffici, paralizzando i servizi. Lunedì mattina. Poste di Monteverde Vecchio. Giacomo è fuori fila. Esausto: «Sono qui dalle otto e mezzo e ho capito che è inutile. Hanno fatto dieci persone? Forse undici. Ne fanno una e si fermano un'ora». Mauro, un sessantenne in pensione con capelli e baffi bianchi, ride: «È il terzo ufficio postale che mi faccio questa mattina. Non ne vengo a capo». «E il bello - gli fa eco una signora che rinforza il gruppo dell'attesa - è che non ci dicono quando tornano alla normalità. Certo, il problema non sono quei ragazzi allo sportello. Poveri, che devono fare?». «Il problema signora - fa un ragazzo col berretto e la t-shirt, sbadigliando - è l'on-line che non funziona». D'improvviso, nel momento più caldo del dibattito, un signore calvo esce a passo svelto alzando le braccia al cielo: «Funziona! L'Italia è salva. Bollettini da pagare venite a me!», fa mostrando la ricevuta vidimata. E scatta la corsa per rimettersi in fila. Tutti con gli occhi sul proprio numeretto. Ma quando al banco va il prossimo cliente si materializza di nuovo l'incubo: il server è di nuovo rotto. Tutti fermi. Ancora. Sì perché la maggioranza degli uffici postali della Capitale lavora «a singhiozzo». In viale Trastevere stessa scena: scusate, lo sportello funziona? «Macché è tutto bloccato», fa una signora. E perché, dunque, si sta in coda? «Perché ogni tanto riescono a fare un numero e magari sei fortunato». Mariangela, che è lì accanto, precisa: «Basta che non vi capita quello che è successo alla signora Serena: è andata allo sportello che funzionava per prendere la pensione e pagare un bollettino. Ha pagato il bollettino e subito dopo il server è andato in tilt: non ha preso la pensione». Anche i dipendenti delle Poste sono sconfortati: «Capiamo i clienti - spiega Anna - ma non possiamo farci nulla». Giuseppe, il direttore degli uffici in piazza Santa Maria Liberatrice, racconta: «Qui va male. Di solito facciamo 400 operazioni per quattro sportelli, oggi non siamo arrivati a cento. La gente deve andare in via Marmorata per operare». A Marmorata? «Lì le macchine funzionano perché hanno il vecchio software. È il nuovo a essere rotto». Insomma, nel caos si scopre che il problema potrebbe essere legato al nuovo sistema. E in effetti negli uffici di via Marmorata, dove si usa il vecchio, la fila scorre. Come scorre a piazza Bologna, Eur, Montesacro, Pigneto, piazza Mazzini e in tutti i grandi uffici dove ancora c'è il vecchio software. Unico inconveniente: la fila in quegli uffici è quattro volte i giorni normali. Tanto che troviamo il direttore di via Marmorata a distribuire personalmente i biglietti per la coda. Quello di piazza Bologna spiega: «Tutti i clienti che non sono riusciti a operare nelle filiali più piccole sono venuti qui. E quindi dobbiamo gestire un flusso enorme di utenza». A metà mattinata la notizia del vecchio software inizia a rimbalzare di ufficio in ufficio. Alle Poste di via Isonzo, a quelle di San Silvestro e ovunque c'è il blocco. «Io ho una multa che mi scade domani. Non voglio pagare la mora - urla Stefano - quindi vado». Agli uffici di piazza Risorgimento Roger ha solo dieci persone davanti. Ma sbotta: «Qui si va avanti un numero all'ora. Preferisco rifare la fila dove il servizio funziona». Gli sportelli dove il sistema è aggiornato sono una trappola, finché il guasto non sarà riparato. I romani protestano. Se ne vanno. Tornano. Guardano se c'è ancora il blocco. E rinunciano. Alle Poste in via Molise l'interminabile attesa è sciolta dal direttore che esce allo scoperto e ammette: «Signori, il servizio si è interrotto di nuovo. È inutile». Il vecchio software è l'unica salvezza.

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