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Quando non si poteva mandare il controllore a quel paese

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.Oggi se qualcuno li manda "a quel paese" hanno le mani legate». Franco Bartucci, classe 1936, oggi in pensione, ha lavorato tutta la vita in Atac come controllore. «Sono nel '59, autista per 14 anni, poi controllore dopo aver partecipato a un concorso interno. La prova consisteva in un tema e in un problema coi decimali. A quei tempi per diventare controllore dovevi avere la terza media. Poi si dovevano superare visite medico-legali e prove attitudinali. Successivamente si era ammessi a un corso sui regolamenti interni all'azienda e le nozioni di polizia giudiziaria. Finalmente, dopo un periodo di prova con un anziano, venivamo impiegati per un anno ai capolinea come controllori. Ma non finisce qui. Una volta che il tribunale aveva accertato che le nostre fedine penali erano linde, prestavamo giuramento davanti al pretore. Solo allora assumevamo la funzione di agente di polizia giudiziaria diventando a tutti gli effetti pubblici ufficiali». Era una figura rispettata? «Pensi che se un cittadino era sprovvisto dei documenti, dopo esserti qualificato potevi portarlo con le buone e con le cattive in un posto di polizia. E se eri stato obbligato a usare le cattive veniva redatto un verbale di fermo per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale». Cos'altro facevate? Venivamo impiegati per i controlli e la sorveglianza del personale. Oppure in borghese, sulle vetture, in servizi antiscippo. Ma anche come "guardie giurate" nelle rimesse e nelle officine notturne per verificare che gli operai non dormissero invece di lavorare. Addirittura potevamo controllare i malati: se qualcuno con la scusa della malattia si dedicava al suo secondo lavoro, lo denunciavamo. E a quel tempo scattava la sospensione immediata dal servizio. Eravamo inoltre responsabili della disciplina. Il Consiglio di disciplina era diretto da un magistrato, con noi nella parte dell'accusa e i sindacati in quella della difesa. Ma purtroppo tutto questo è andato distrutto. Cosa fa oggi un controllore? È un agente di polizia amministrativa e non può fermare nessuno. Il tesserino che esibisce è firmato dal presidente dell'Atac. Non è un pubblico ufficiale. Perciò se uno gli dice "mavammoriammazato" e se ne va, lui non può fare niente. Con noi mica potevano permetterselo, perchè li prendevamo a braccetto e li portavamo a Regina Coeli.

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