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Il centrodestra affossa la riforma di Roma Capitale

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.Così la data del 20 maggio rischia di essere fatale per l'intera riforma di Roma Capitale. Entro quel giorno infatti si deve concludere l'intero procedimento che riconosce a Roma lo status di ente speciale con l'attribuzione di poteri autonomi. Salvo deroghe. Il sindaco Alemanno l'ha già chiesta ma gli umori nel centrodestra sembrano aver cambiato vento e da più parti si inizia a fare il tifo per non concedere una proroga dei termini. La riforma, allo stato attuale, sembra portare più oneri che onori. Il conflitto politico tra Regione e Campidoglio, per il quale la bozza del secondo decreto che definisce i nuovi poteri è ferma alla Pisana da mesi, da una parte, il timore che ridisegnare la mappa geopolitica della Capitale possa trasformarsi in un boomergang senza precedenti. Forse non tutti ricordano che una volta approvata definitivamente l'intera riforma i Municipi dovranno «restringersi» da 19 a 15. Un passo enorme che cambierà gli equilibri tra e nei partiti. Vale la pena? È questa la domanda che circola nei giorni di attesa per la firma del decreto «Millepoltrone» primo, enorme, ostacolo per la tenuta non solo politica della Capitale. Il taglio delle spese richiesto per mantenere il numero dei consiglieri comunali a 60 e allargare la giunta a 15, colpisce in modo irrimediabile i consiglieri che lavorano presso strutture private. La modifica all'articolo 82 del Tuel che pone al momento un tetto di un quarto ai rimborsi al datore di lavoro per gli eletti vale soltanto per i dipendenti privati. Non solo, un ulteriore dubbio attanaglia gli uffici tecnici. Con il Milleproroghe si è modificato inserendo un tetto solo l'articolo 82 ma non il 79, quello che prevede permessi retribuiti e per i quali sono concessi poi i rimborsi. Essendo dunque i pemessi illimitati, la differenza tra il tetto (circa 700 euro) e i permessi illimitati chi la dovrebbe pagare? A intuito, il datore di lavoro. Un'impasse che rischia di generare dei contenziosi senza fine e, certamente, aprire la carriera politica solo a chi è in pensione, lavora presso un'azienda pubblica o vive di rendita. Sull'argomento è intervenuto ieri anche il capogruppo del Pd, Umberto Marroni: «Il decreto, nel prevedere l'aumento degli assessori per questa consiliatura, rappresenta una palese forzatura di un primo cittadino ormai in crisi con la sua maggioranza. Per non parlare poi del pasticcio sui municipali, la cui responsabilità diretta è del sindaco e del vicesindaco Cutrufo che hanno di fatto proposto uno scambio sottobanco tra la decurtazione sui rimborsi dei consiglieri e l'aumento a 15 dei membri della Giunta. In questo modo si rischia di ridurre la riforma di Roma Capitale a un misero tema di poltrone». Poltrone che rischiano anche di non arrivare mai.

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