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Giuseppe Grifeo È la Festa di San Giuseppe e alla Città dei Ragazzi, sulla Pisana, approfitta dell'occasione per inaugurare un nuovo laboratorio di falegnameria e restauro.

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Ilnuovo laboratorio, inaugurato anche da un giovane afgano, Aman, sindaco della Città e aspirante parrucchiere, è stato ristrutturato e rimesso a nuovo con l'associazione di volontariato «Namastè» che ha una lunga storia alle spalle nell'intervento sul disagio giovanile partendo dal quartiere Ostiense e dall'XI Municipio. «Il 6 ottobre 1956 avvenne la prima inaugurazione di questa struttura - sottolinea Porfirio Grazioli, presidente della Città dei Ragazzi - Il fondatore era compagno d'ufficio Giovan Battista Montini, colui che sarebbe diventato Papa Paolo VI: voleva aiutare i ragazzi che rimangono ai margini della società, per strada, a rischio microcriminalità e devianze». «Fin dall'inizio della nostra attività abbiamo attentamente monitorato il territorio per trovare le risposte alle reali esigenze - aggiunge Domenico Morelli, presidente di Namastè - Punti fondamentali, servizi di supporto per gli adolescenti in difficoltà e risposte all'infanzia e all'adolescenza». Nella Città dei Ragazzi abitano e studiano circa cinquanta giovani, in gran parte stranieri, molti dell'Afghanistan con status di rifugiati e dall'Egitto, gli altri anche da paesi slavi e Bangladesh. A tutti viene assegnato un progetto personalizzato di sostegno e crescita professionale che li porta nei vari laboratori della la struttura. «Il vero problema riguarda i ragazzi che arrivano ai 18 anni e non sono rifugiati - sottolinea Tonino Moscetta, responsabile della Città Giardino per govani dai 13 ai 16 anni - Secondo la legge Bossi-Fini dovrebbero andare via dal Paese, vanificando anche quanto speso dal Comune di Roma per il loro sostegno. I ragazzi devono dimostrare di essere in Italia da 3 anni e di aver svolto per 2 un processo di integrazione. Molti invece sono entrati da poco come clandestini e così alla maggiore età non hanno i requisiti per il permesso di soggiorno: dobbiamo ricorrere al Tar».

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