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Ventenne stuprata fermati 3 somali

Una stanza nell'ex ambasciata somala di via dei Villini a Roma

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Sono stati fermati i tre somali tra i 30 e i 35 anni che due sere fa ubriachi avrebbero stuprato la ventenne italocroata nell'ex sede diplomatica della Somalia, in via dei Villini 9, al Nomentano, mentre era con un quarto connazionale che avrebbe cercato di difenderla. Ieri la polizia ha portato i tre negli uffici della Squadra mobile, in Questura, al termine di un controllo che ha riguardato 72 originari del Corno d'Africa che alloggiavano nella vecchia ambasciata (circa 150 in tutto) di proprietà somala. Due di loro erano stati fermati subito dopo il fatto dagli stessi somali di via dei Villini. Il terzo era riuscito a fuggire ma ieri è stato rintracciato. «Siamo stati noi ad avvisare le forze dell'ordine - ci tiene a dire Zaccaria, nato 23 anni fa nella capitale somala, a Mogadiscio, e da sei in Italia - Intorno alle 21 abbiamo sentito le grida della ragazza provenire dall'ex sala della conferenze, al piano terra. Nello stabile non c'è luce quindi abbiamo sceso le scale con cautela. Una volta arrivati abbiamo fermato i quattro e soccorso la giovane. Poi è stata avvisata la polizia».  In queste ore gli investigatori stanno cercando di capire come sono andate le cose. Da una prima ricostruzione si sarebbero svolte così. Due sere fa la ragazza esce di casa dopo un litigio coi genitori. Sono le 20 circa. Arriva alla stazione Termini dove incontra un somalo. È giunto due giorni fa dall'Olanda e ha trovato alloggio in via dei Villini, punto di passaggio obbligato per i somali giramondo, un po' come lo è la stazione Ostiense per gli afghani. Insieme comprano del vino e si dirigono nell'ex ambasciata al Nomentano. Sono un po' su di giri. Entrano nella palazzina e si sistemano in fondo alla grande sala che è al piano terra. Sono circa le 21. E qui cominciano le domande. Lei voleva dormire nel villino? I pantaloni che sono stati trovati all'ingresso, se li è tolti per appartarsi col somalo o è stata spogliata dai tre che poi avrebbero abusato? Il giovane Zaccaria quando è arrivato nel salone con gli altri riferisce di aver trovato i quattro che discutevano animatamente, i tre che aggredivano il somalo entrato nella vecchia ambasciata assieme alla ragazza poi fuggita in strada con le gambe nude, arrivata sino a Porta Pia, a pochi metri da lì, piangendo e attirando l'attenzione di alcuni passanti che hanno richiesto l'intervento della polizia. Ieri pomeriggio la polizia ha chiuso la «Casa dei somali» e identificato poche decine di africani tornati per prendere le loro cose. Operatori dell'Ama hanno disenfestato gli ambienti e rimosso i rifiuti. Ieri prefetto, sindacato, questore e comandante provinciale dei carabinieri si sono riuniti con l'ambasciatore somalo Nur Adde. Ed è stata presa una decisione: «L'ambasciatore di Somalia - riferisce il delegato comunalke alla Sicureza, Giorgio Ciardi - si è impegnato a rimettere personale diplomatico all'interno della sede di via dei Villini che verrà riconsegnata tra lunedì e martedì e all'esterno dell'edificio ci sarà un presidio delle forze dell'ordine. Se l'ambasciatore - precisa Ciardi - non è in grado di riprenderne il controllo, l'edificio sarà chiuso e murato». Critico il segretario del Sulpm dei vigili urbani, Alessandro Marchetti: «I Comuni non hanno gli strumenti per intervenire e il loro braccio operativo, cioè la polizia locale, è ancora una polizia a metà per colpa dello stop imposto al processo di riforma fermo da mesi al Senato».

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