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E una sala tutta per i documentari

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Unospazio permanente che a Roma mancava completamente e vede così esaltare un genere cinematografico prezioso, che finora era spesso lasciato nel dimenticatoio. Con la nascita di una sala romana dedicata alla proiezione quotidiana del documentario si avrà la possibilità (per appassionati e non) di vedere autentici capolavori di grandi autori. Una prima serie di documentari, a cura di Maurizio Di Rienzo, dal titolo «In questo paese» è costituita da opere di autori italiani che ci raccontano passato e presente del nostro paese. Tra i titoli alcuni documentari prodotti dalla Rai, dall'Istituto Luce, da produttori indipendenti e ancora, titoli recentissimi come il documentario di Gianfranco Pannone «Ma che storia» e quello di Gabriele Salvatores «1960», che lavorano su materiali di archivio ma anche documentari di autori che lavorano sul presente. Presentato fuori concorso all'ultimo Festival del cinema di Venezia, in «1960» Salvatores ripercorre uno degli anni simbolo del boom italiano, quando il nostro Paese ospitò a Roma le Olimpiadi, mentre al cinema usciva «La dolce vita». Il film si apre con una voce fuoricampo di un adulto che ricorda l'estate del 1959, quando era piccolo, l'ultima che ha trascorso insieme al fratello Rosario, prima che quest'ultimo partisse verso il Nord per Milano. Da qui comincia. il viaggio per l'Italia fatto dai genitori preoccupati di riportare a casa il figlio ribelle. Le immagini si soffermano sugli scugnizzi napoletani, sulla Roma delle Olimpiadi e di via Veneto, dove le ragazze eleganti facevano voltare la testa agli uomini, fino al mito della bella straniera, della riviera romagnola e di una Milano da rivedere. Din. Dis.

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