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L'acqua se la beva il sindaco

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ChiaraRai VELLETRI I residenti dei Castelli si sentono beffati a causa dell'allarme arsenico nell'acqua. Che, come spiega Anna che vive a Velletri, «è cresciuto a macchia d'olio attraverso informazioni ad intermittenza, confuse e a volte contraddittorie che sono entrate nelle nostre case». Quattromila famiglie di Velletri Ovest, alle quali sono stati chiusi i rubinetti circa due mesi fa perché l'acqua era fuorilegge, da oggi possono tornare a bere senza remore perché il sindaco Fausto Servadio ha revocato, giusto ieri, l'ordinanza che vietava l'utilizzo dell'acqua e disponeva l'approvvigionamento idrico attraverso le autobotti. Adesso i mezzi Acea leveranno le tende, ma la paura che l'acqua sia ancora avvelenata rimane. Il panico da arsenico si è propagato soprattutto dopo la diffusione del decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri dello 17 dicembre scorso, che ha sancito lo stato di emergenza arsenico in alcuni Comuni del Lazio. «Nel decreto non è specificato quali Comuni sarebbero in emergenza - dice Astrid Lima del comitato dell'acqua di Velletri - È un dettaglio vitale per i cittadini presi dal panico, perché non sappiamo dove l'acqua è fuorilegge, intendo dire oltre i 10 microgrammi per litro che è il parametro indicato dall'Oms e dall'Unione Europea per la potabilità». Poi è arrivata, due giorni fa, l'indicazione della Regione verso i distretti Asl di attenersi alla nota ufficiale dell'Istituto superiore di sanità che ritiene si possa utilizzare l'acqua con arsenico fino ai valori di deroga (20 microgrammi per litro). Ma l'Unione Europea al momento non ha ancora concesso alcuna deroga. Sandra, altra veliterna, non si fida più: «Ci sentiamo presi in giro; chi ci dovrebbe tutelare gioca con le leggi. È dal 2004 che qui si parla di arsenico, se mi ammalo chi mi risarcisce?». «Se la bevesse il sindaco l'acqua, io non mi fido», conclude perentorio Simone.

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