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Velletri torna a bere. Bracciano no

Cittadini in fila alle autobotti

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VELLETRI Serbatoi che vengono e autobotti che se ne vanno nella Provincia Romana. È l'effetto yoyo che ha suscitato l'ultima indicazione della Regione che indicherebbe come tollerabile il parametro di 20 microgrammi per litro di concentrazione d'arsenico nell'acqua potabile. Oggi il sindaco di Velletri Fausto Servadio firmerà l'ordinanza di revoca delle autobotti che servono circa 4 mila abitanti di Velletri Ovest. «Toglieremo le autobotti – ha detto il primo cittadino – aspetto la comunicazione ufficiale dalla Asl che a sua volta ha ricevuto indicazioni dalla Regione. Dopodiché, cercherò di dare una corretta informazione ai cittadini in merito alle limitazioni d'utilizzo nei soggetti sensibili». Ma l'acqua «fuorilegge» perché avvelenata, è tornata ad essere potabile? La lettera della Regione, spiega Agostino Messineo, direttore del dipartimento Prevenzione Asl RmH, indica di attenersi alla nota ufficiale dell'Istituto Superiore di Sanità. E la nota informativa dell'Iss fa riferimento ad uno studio condotto dallo Scher (Scientific Committee on Health and Environmental Risks) le cui conclusioni determinano che «il prolungamento della deroga per ulteriori 3 anni per l'acqua destinata al consumo umano dove fossero presenti concentrazioni di arsenico fino a 50 microgrammi litro, non rappresenta un rischio aggiuntivo o presenta un ridotto rischio aggiuntivo per la salute della popolazione adulta». Cioè si può bere con cautela? Così la nota dell'Iss, richiamando, interpretando e integrando con i suoi studi la decisione della Ue del 28 ottobre 2010, che nega la deroga all'Italia ai Comuni con concentrazioni di arsenico nell'acqua fino a 50 microgrammi, conclude che si può utilizzare l'acqua con «concentrazioni di arsenico fino ai valori previsti dalla deroga (20 microgrammi per litro). È sulla base di queste indicazioni che il sindaco di Bracciano Giuliano Sala ha emesso un'ordinanza di chiusura dei rubinetti nelle zone servite dall'acquedotto «Lega», facendo installare due serbatoi da 5 mila litri di acqua potabile ciascuno. «L'ordinanza interessa circa 1.500 abitanti – spiega Sala – in una zona dove la concentrazione di arsenico è di circa 47 mg per litro. Siamo uno dei pochi comuni che ci gestiamo il servizio idrico da soli, pertanto posso dire che in circa tre mesi l'acqua tornerà entro i limiti di legge. Abbiamo finanziato con 400 mila euro un impianto di dearsenificazione e già assegnati i lavori alla ditta». Intanto l'associazione dei consumatori Codacons ha diffidato la Regione. Che dovrà risarcire i danni arrecati a 1.500 famiglie residenti nei comuni interessati dal problema arsenico, con 600 euro ciascuna, per essere state costrette a consumare negli anni acqua inquinata. Se la Regione non dovesse accogliere le richieste, la Codacons ricorrerà al Tar Lazio.

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