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Sulle ciclabili mai senza scorta

I pericoli lungo la ciclabile del Tevere

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Cassonetti rovesciati, donne con bambini sulle spalle che rovistano tra la spazzatura e accatastano sui carrelli dei supermercati oggetti di ogni genere, ponti trasformati in discariche e in improvvisati campi nomadi, vecchi materassi coperti da cartoni, escrementi maleodoranti. Benvenuti sulla ciclabile romana. Sia ben chiaro, non quella che si snoda lungo gli argini del tratto di Tevere che attraversa il centro della Capitale. Questa è pulita, quasi una cartolina. I barboni se ne tengono alla larga. Il che non vuol dire che non ci siano. Preferiscono srotolare i sacchi a pelo sui gradini che dai ponti scendono sugli argini del fiume. La bretella di asfalto gettata sui sanpietrini della banchina per consentire il transito delle biciclette, è una piccola oasi di civiltà. I barboni se ne tengono alla larga perchè quel tratto di ciclabile è troppo esposto alla vista. Si può pedalare dal Complesso del San Michele fino al Circolo dei canottieri Roma senza alcun inconveniente di percorso, potendo anzi ammirare la fuga di ponti storici e qualche rara specie di fauna acquatica. Tutto bene? Magari! I primi problemi cominciano se dalla pista ciclabile lungo gli argini, si vuole risalire sulla strada. Le scalinate dei ponti sono provviste di una sorta di stretto canale in ferro arrugginito dall'acqua. Qui vanno inserite le due ruote e trascinate: l'impresa è faticosissima e tutt'altro che agevole. Arrivati al Circolo dei canottieri Roma, la ciclabile si interrompe. Per proseguire, evitando una pavimentazione fatta di lastroni sconnessi e sassi, bisogna abbandonare gli argini del Tevere e tornare sul marciapiede. Qui facendo la gimcana tra i passanti e stando ben attenti agli avvallamenti e alle buche nell'asfalto provocati dalle radici degli alberi, si prosegue per Roma Nord. Il degrado comincia appena ci si allontana, anche se di poco, dal centro storico. Nei tratti che vanno da Ponte Milvio a Labaro e da Ponte Marconi a Mezzocammino, la ciclabile è in totale abbandono e ostaggio di nomadi e barboni che ne hanno fatto la loro residenza più o meno stabile. Cacciati da una parte si insediano dall'altra lasciandosi dietro una scia di rifuti e vandalismi di ogni genere. Abbiamo percorso il tratto da Ponte Marconi al Ponte di Mezzocammino. I segni dell'assenza di manutenzione sono evidenti. Il pavimento ha ceduto e lungo crepe si sono aperte ovunque. Le erbacce e le canne hanno invaso la pista e le staccionate di protezione, in alcuni tratti, sono state asportate per essere utilizzate come legna da ardere. Gli insediamenti abusivi sgomberati dopo l'uccisione del ciclista ora sono ricomparsi. Dalla mattina fino al tramonto è un via vai di carrelli rubati ai supermercati, sui quali gli zingari ammassano quello che riescono a prelevare dai cassonetti. Il punto di raccolta è a ridosso della strada che porta a Fiumicino. Dove la ciclabile gira a gomito si apre un paesaggio desolante. Una vera e propria discarica a cielo aperto creata dai rifiuti ammassati dagli zingari che stanno mettendo le basi per un insediamento. Sotto il ponte un'altra discarica con pneumatici ammassati, e elettrodomestici di ogni tipo. Il vero problema è la sicurezza. Dopo l'uccisione a bastonate del ciclista Luigi Moriccioli a scopo di rapina nell'agosto del 2007, furono installate alcune telecamere e un addetto alla sicurezza percorreva la ciclabile su una moto ecologica. Passata l'emergenza e spenti i riflettori della stampa, il servizio di sicurezza è stato sospeso. Restano le telecamere ma solo per un tratto limitato della ciclabile. E sono tornati anche i cani randagi. Questa è la ciclabile...

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