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Classi chiuse. Tutti a casa

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NataliaPoggi n.poggi@iltempo-it Gli alunni del liceo scientifico Luigi Pasteur in via Barellai 8 (zona Trionfale-Ottavia) che ieri mattina non volevano andare alla manifestazione contro la riforma Gelmini non sono potuti entrare nelle proprie classi. Le porte di tre dei quattro padiglioni dell'istituto (dove si trovano le aule) erano sbarrate perché il personale amministrativo (cioè i bidelli che hanno le chiavi) ha aderito in massa allo sciopero dell'Unicobas indetto lo stesso giorno della protesta degli studenti. Molti docenti dell'istituto, pure quelli non iscritti all'Unicobas, hanno scioperato e partecipato al corteo degli studenti. E così tanti ragazzi, ieri mattina alle 8, vedendo i portoni chiusi hanno pensato che non c'era lezione e sono tornati a casa. Altri sono entrati lo stesso, e hanno fatto lezione con i prof che non scioperavano negli uffici amministrativi e del dirigente che si trovano nel quarto padiglione, l'unico aperto. «Ma erano in pochi - dice la professoressa di italiano e latino Anna Angelucci - perché la maggior parte degli studenti del Pasteur è andata alla manifestazione». C'eravate anche voi professori? «Certo, eravamo a fianco degli studenti. C'erano docenti dell'Unicobas ma anche di altre sigle sindacali. Abbiamo deciso con i colleghi di unirci tutti insieme in difesa dell'istituzione scuola che è garantita dalla Costituzione. In pochi ieri hanno lavorato». I ragazzi erano informati sui contenuti della protesta? «Informatissimi. Non è vero che sono strumentalizzati dalle sinistra. Mi creda sanno perfettamente cos'è la legge 133 del 2008 e cosa sono i tagli della riforma Gelmini. Da noi è sparita l'unica sperimentazione, cioè l'insegnamento della seconda lingua, lo spagnolo. In compenso dai tagli è nata una nuova materia: la geo-storia».

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