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Romeni riaccampati sotto un tetto

Campo nomadi

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Cacciati da parchi e terreni. Riaccampati tra i ruderi ma sotto un tetto. E non solo nomadi, ma romeni non rom, dell'est, sudamericani e anche italiani. È questo il trend. Da Marconi a Tor Sapienza, l'abbattimento e il contrasto alla riformazione dei 209 microinsediamenti all'aperto sposta i reduci degli sgomberi al chiuso. Con presenze più elevate rispetto a quelle rilevate all'aperto. «Cambiano i rapporti numerici perché si concentrano gli sgomberati» conferma il comandante della Polizia Municipale del VII Gruppo Marco Giovagnorio. E per mandarli via, tra quattro mura, anche se sono ruderi, «serve la Celere», dice Giovagnorio. «Non che siano violenti - spiega - ma un conto è trovarsi davanti 6-10 persone all'aperto come nei 15 accampamenti tra Severini-Campigli, un altro entrare e trovarne 50». Il rischio è numerico. «Bisogna identificarli, portarli all'ufficio immigrazione, denunciarli per occupazione abusiva e arrestare gli espulsi». Ieri i reparti mobili di Questura e carabinieri hanno dato una mano all'intervento coordinato dal dottor Falzoni, Commissariato Prenestino. Ma l'occupazione nella struttura sportiva del Comune in via De Chirico era un'azione dimostrativa dei centri sociali. Italiani i 40 identificati. «Ma - dice - erano romeni gli sgomberati il 1° e il 21 settembre». E il giorno dopo rieccoli. Entrare è facile. La porta d'ingresso è il varco coperto dalle frasche sul muro dell'ex fabbrica in via di Tor Sapienza 172, che consente di entrare senza essere visti nella struttura sportiva confinante. Il presidente della Commissione sicurezza urbana Fabrizio Santori chiede «un celere iter di riconsegna dello stabile alla collettività».

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