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Nonni arzilli con gli studenti a casa

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Un anziano che mette a disposizione la sua abitazione, uno studente che pagherà il minimo indispensabile per viverci e magari ricambierà con qualche piccolo servizio: comprare le medicine, fare da mangiare, pulire la casa. È il progetto denominato «nonno house» dell'Inpdap, l'Ente previdenziale dei pubblici dipendenti rivolto ai pensionati autosufficienti, disponibili a mettere a disposizione parte della propria abitazione per ospitare giovani studenti universitari, che partirà a breve proprio da Roma, città dove è sempre più difficile trovare un alloggio economico per i fuori sede. L'idea è stata già calcata ad aprile 2009 dal Campidoglio che in collaborazione con l'Università La Sapienza si era attivato per collegare offerta e domanda di alloggi da parte proprio di anziani, soprattutto soli, bisognosi di qualche piccolo servizio o di assistenza. Ora il progetto prende forma grazie a un bando, pubblicato dall'Inpdap (scadenza 30 settembre 2010, dettagli sul sito Internet www.inpdap.it), che ha l'obiettivo di reperire i pensionati pubblici intenzionati a offrire ospitalità agli studenti. In pratica, i primi daranno ospitalità a universitari, residenti fuori sede e a loro volta figli di dipendenti pubblici e potranno così contare su un contributo dell'Inpdap pari a 300 euro mensili, mentre una quota di ulteriori 200 euro sarà a carico degli studenti i quali potranno in questo modo usufruire dell'ospitalità pagando un canone decisamente più basso di quello attuale di mercato. L'iniziativa ha però un altro importante obiettivo, secondo il presidente dell'ente di previdenza Paolo Crescimbeni: quello di avvicinare due generazioni in apparenza distanti. «I vantaggi si concretizzano nell'avvicinamento di due generazioni con effetti positivi anche in termini di sollievo alla condizione di solitudine in cui si trovano molti anziani – ha spiegato - ma anche nel sostegno economico ai pensionati e nella agevolazione ai giovani studenti in cerca di una abitazione a costi accessibili e sociali». Meglio appunto, così come era stato pensato dal Comune di Roma, se una sorta di «obbligo morale» da parte di giovani universitari comporterà il disbrigo nei confronti di anziani soli, di piccole incombenze quotidiane.

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