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Antonio Sbraga Il raccolto dell'orto stavolta è stato una vera «bomba».

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E,dalle colline di Affile famose per le vigne del rosso cesanese doc, ha recuperato ciò che restava di un grappolo. Però non propriamente d'uva ma, appunto, di un esplosivo risalente alla Seconda guerra mondiale. Un pezzo di ferro «strano» per l'ignaro agricoltore che, incuriosito, ieri alle 11,30 l'ha portato ai carabinieri. Dov'è bastata l'innocente domanda, «Sapete mica dirmi cos'è?», ad innescare l'allarme tra i militari basiti alla vista di una bomba da mortaio da 81 millimetri. Fortunatamente nessuno s'è fatto prendere dal panico e ad innescarsi è stato solo l'immediato allerta lanciato agli artificieri del comando provinciale di Roma. Ma il rischio corso è stato alto: la spoletta era saltata rendendo instabile l'ordigno e il detonatore era ancora all'interno della bomba, al punto che avrebbe potuto causarne l'esplosione da un momento all'altro. Tant'è che gli artificieri, giunti in un baleno nel paesino ai confini con la Ciociaria, hanno subito messo in sicurezza l'ordigno, trasportandolo in un'area isolata. Dove la bomba, di probabile produzione inglese, è stata fatta brillare. Soltanto a quel punto il contadino s'è reso conto di non aver avuto una brillante idea nel recuperare quel «pezzo di ferro strano» e portarlo fino alla stazione dell'Arma, ii via Aldo Moro. «Ma, qualche sospetto m'era anche venuto - s'è giustificato l'agricoltore con gli uomini del capitano Alessandro De Vico - e infatti l'ho subito portata qui». Un percorso «minato» di un paio di chilometri tra le campagne e il centro storico del paesino eletto a buen retiro dal Maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani dopo la fine di quella guerra che ieri è riaffiorata ad Affile.

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