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In Vaticano si entra coperti Assalto ai negozi di foulard

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Tutti i giorni la stessa storia. Migliaia di turisti si mettono in fila per entrare al Vaticano. E giunti al varco arriva l'altolà della guardia svizzera: «Così non si entra. Avete le gambe e le spalle scoperte, siamo spiacenti». Oltre le Mura non si va, se il calzoncino non è lungo almeno oltre il ginocchio e la maglietta non copre bene il corpo. È questione di pudore. Di rispetto per i luoghi sacri. Vale anche per i romani che si recano alla farmacia dentro lo Stato Pontificio o passano i cancelli per pregare nella chiesa di Sant'Anna. Così, per non perdere le meraviglie della Città del Vaticano, scatta la corsa nei negozi più vicini per cambiare look. Proprio di fronte l'entrata controllata dalle guardie svizzere, in via Porta Angelica, ci sono i negozi di souvenir. È lì che romani e stranieri si «rifugiano». «Arrivano a decine - racconta un dipendente del negozio Biro srl -, la gente che viene da fuori è colta di sorpresa e cerca un rimedio. Le donne si prendono un foulard e si coprono le spalle, poi ne comprano un secondo per le gambe, perché la gonna o il calzoncino sopra il ginocchio non è permesso. L'uomo si salva se ha il "pinochietto", se no deve ripiegare sul pantalone». Da queste parti i turisti meno attenti a un abbigliamento «casto» sbarcano dall'Est Europa, «oppure sono giovani spagnoli». Al Sant'Anna Souvenir spiegano «che un tempo, almeno fino allo scorso anno, vendevamo anche i pantaloni di carta. Un prodotto usa e getta proprio per chi voleva un rimedio rapido e "indolore", nel senso che costavano solo 1,50 euro». Ma da quando non sono più in commercio si vendono montagne di fazzoletti l'anno, in particolare d'estate. Costo: da un euro e cinquanta centesimi per quelli fabbricati in Cina, fino a cinque euro per il made in Italy. «Più di cinquanta turisti al giorno - dice un negoziante di Borgo Pio - entrano da noi per comprare un coprispalle». Che è il prodotto più richiesto anche sulle bancarelle lungo la via, come quella gestita da Dulal. I commercianti, insomma, possono contare sull'errore di chi si reca in Vaticano. Eppure molti preferirebbero rinunciare a qualche vendita in cambio del rispetto del luogo. È il caso di chi gestisce una bottega di fronte la Santa Sede: «Come si fa ad andare a San Pietro così? Queste ragazze vanno in giro tutte scosciate, neanche fossero al mare. Un tempo non era così - dice la bionda signora dietro il banco immersa tra santini e ricordi -, c'è una perdita di valori. Dove pensa di andare la gente quando viene da quetse parti? Il Vaticano meriterebbe più rispetto».

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