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Nomadi, consegnati i documenti di residenza

Un nomade mostra il nuovo documento Dast

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Da ieri 750 nomadi del campo autorizzato di via Salone sono regolari, con tanto di documento personale che lo attesta. L'assessore alle Politiche sociali, Sveva Belviso, ha consegnato a loro il Dast, il documento di autorizzazione allo stazionamento temporaneo. Chi lo ha ricevuto potrà restare in via Salone due anni e, allo scadere, potrà chiedere di rimanere altri 24 mesi. È stato Hakija Husovic a ricevere il primo Dast. L'ha ottenuto dopo aver dimostrato di avere un permesso di soggiorno e una carta d'identità valida, che vive da dieci nella Penisola e non ha commesso reati gravi. Il Dast, spiega Belviso, «sarà dato a circa 6000 nomadi in tutta la Capitale». Mille in meno, rispetto al censimento 2008 della Croce Rossa su commissione del Campidoglio. Dove vanno a finire? L'assessore spiega che nel momento in cui avviene un trasferimento, come è stato per il campo Casilino 900, molti decidono di fare le valigie e andare via da Roma. Ecco perché diminuiranno.   E sulle prime consegne dei Dast arriva il commento del sindaco Alemanno, che lo considera «uno strumento di integrazione e sicurezza». Il presidente della commissione Politiche sociali, Giordano Tredicine ricorda invece che «permetterà alla popolazione nomade di poter votare i propri rappresentanti nei campi e confrontarsi con l'amministrazione». Tredicine annuncia anche che ieri «è stata trovata un'intesa di massima tra i rappresentanti del campo nomadi della Martora (che sarà sgomberato entro l'estate) e Castel Romano (dove saranno trasferiti i rom)». Un passo in avanti per scongiurare eventuali conflitti tra etnie diverse, quando saranno uniti più insediamenti. Ma intanto a via Salone 323 la certezza di sapere chi vive tra quei prefabbricati è sempre più precaria. «La regola vuole che tutti entrino da questo cancello, perché i rom devono essere controllati. Eppure il sistema non funziona. Ci ritroviamo nel campo molti abusivi».   L'agente della Roma Security Service è incaricato di controllare la sicurezza tra i prefabbricati. C'è lui e un altro agente Metronotte a lavorare con poco meno di mille tra serbi, bosniaci e romeni. Ma la missione è - quasi - impossibile. L'intero campo è pieno di entrate irregolari. Il perimetro dell'insediamento è circondato da una rete metallica. Percorrendola, in diversi punti sono stati aperti dei varchi. Alcuni sono tenuti chiusi con una cordicina e usati all'occorrenza. Altri sono lasciati aperti. Dalla parte opposta all'entrata principale sono stati invece staccati quattro metri di grata. Da lì entrano ed escono non solo i nomadi, ma anche macchine e camion. «Vicino alle baracche - racconta l'agente della Roma Security Service - si sono creati i loro "portoni" privati. Vanno e vengono. Sono certo che ci sono molti non autorizzati. Noi abbiamo fatto più segnalazioni, ma ci dicono che sarebbe inutile rimettere a posto la recinzione, perché la romperebbero di nuovo in breve tempo».

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