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Rissa tra ebrei e filopalestinesi

La manifestazione al Colosseo per la liberazione del soldato israeliano Shalit

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La verità la potrà stabilire soltanto la Polizia. Se si dovesse dar retta alle versioni dei litiganti, l'effettiva dinamica dei fatti rimarrebbe sconosciuta. Sarà infatti la Digos a far luce sulla rissa scoppiata giovedì sera sulla scalinata del Campidoglio tra giovani filopalestinesi e filoisraeliani al termine della manifestazione che è stata organizzata al Colosseo per Gilad Shalit, il caporale dell'esercito istraeliano rapito da militanti di Hamas il 25 giugno del 2006. Catene, insulti, minacce, pugni e calci avrebbero «animato» la rissa tra i due gruppi: in tutto sarebbero state una quarantina le persone che hanno partecipato alla rissa. Da una parte però c'è chi accusa il «nemico» di aver usato anche i coltelli e di aver dato il là. Dall'altra, invece si sostiene esattamente il contrario. A scoprire come sono andati i fatti non ci vorrà tanto per gli agenti della Digos di Roma, poiché sulla scalinata e nei pressi della sede del Comune ci sono diverse telecamere e i partecipanti alla rissa erano tutti a volto scoperto. Il bilancio finale, comunque, è stato di tre filopalestinesi finiti in ospedale. Quest'ultimi avevano deciso di organizzare un contro sit-in, non autorizzato, proprio contro la manifestazione al Colosseo. Avevano acceso alcune candele lungo la scalinata del Campidoglio e distribuito volantini pro Palestina. A questo punto è iniziato il giallo della rissa: «Ci hanno strappato una bandiera», sostengono i filopalestinesi. «Alcuni gruppi di famiglie sono stati aggrediti con coltelli e catene», risponde invece la Comunità ebraica di Roma. L'unica certezza, per ora, è che in mano agli investigatori ci sono le immagini registrate dalle telecamere del Comune. Da lì si potrà capire chi ha distorto la verità, dovendosi poi prendere le sue responsabilità.

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