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Platani, lecci e querce

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Sedella quercia del Tasso al Gianicolo, all'ombra della quale il poeta scrisse la Gerusalemme Liberata, resta un pezzetto di tronco bruciacchiato da un fulmine che la mandò a miglior vita, nella capitale sono moltissimi gli alberi storici e monumentali. È un patrimonio di biodiversità al quale si aggiungono il milione e mezzo di alberi disseminati tra ville, parchi e giardini abbracciati dalla cintura verde dell'Agro Romano. Una capitale con un patrimonio verde testimone silenzioso della nostra storia cittadina. Gli esempi non mancano: a Villa Borghese sono stati "riscoperti" nove platani orientali piantati dal giardiniere del cardinale Scipione Caffarelli Borghese di 400 anni fa, all'Orto botanico dell'università La Sapienza, dipartimento di Biologia Vegetale, oltre alle collezioni straordinarie di specie rare e preziose, si annovera un altro platano orientale talmente antico da essere raffigurato già adulto e magnifico negli acquerelli del Pollastri (1864) e nei quadri del Volpato (1770). Questo patriarca della natura è una eredità dell'Orto botanico che sorge nel giardino di quella che fu la residenza alla Lungara di Cristina di Svezia che sposò il principe Corsini. «Questo platano si trova al lato della Scalinata delle 11 fontane - dice la prof. Loretta Gratani, direttore dell'orto botanico - La sua età è davvero notevole. C'è anche una magnolia a ridosso di via della Lungara, fra Villa Corsini e l'Orto che ha circa 300 anni». Tra gli esemplari ultracentenari la scienziata ricorda un cipresso sempreverde al Colle Oppio, i lecci secolari accuditi nella tenuta presidenziale di Castelporziano, quello antichissimo di San Pancrazio all'ingresso di Villa Pamphili «con chiome secolari che scendono fino a terra», un bagolaro vicino la Galleria Borghese e un'arancio amaro a Santa Sabina. «Gli alberi - spiega la Gratani - diventano monumentali per l'età e le caratteristiche individuali, per questo la loro conservazione è necessaria come la manutenzione che deve essere adeguata. Non possono essere potati come fossero alberi normali, ogni taglio può portare funghi e malattie. Questi alberi - prosegue - sono tanti ma poco conosciuti, andrebbero valorizzati con indicazioni e cartelli. Il sindaco ha dimostrato di essere molto attento all'ambiente e alla campagna romana, sarebbe bello se il Comune realizzasse un itinerario dedicato a queste piante superbe». Tradizione vuole che vite, alloro, fico e olivo siano piante sacre nella tradizione di Roma antica e allora ecco che, ad esempio, al Bioparco di Roma c'è un ortofrutteto didattico con piante aromatiche, uva e il bosco «acchiappafarfalle» composto da buddleja, lantana e piante aromatiche come salvia, verbena e lavanda. È qui che Susanna Rambelli del settore botanico del bioparco si prende cura degli alberi e delle collezioni di piante disseminate in 17 ettari, all'interno del quale ci sono gli animali. Il parco è del 1911 e nasce con il giardino zoologico. «Abbiamo censito 1200 esemplari di alberi e arbusti - dice l'esperta - In dieci anni abbiamo aggiunto altre 800 specie. Tra i pezzi forti la collezione di palme che risalgono ai primi del '900, le palme da cocco del Cile e due bellissi araucaria australiani. Tra quelle particolarmente antiche un bagolaro scassasassi ultracentenario e una roverella dell'età stimata in 300 anni». Come per l'Orto botanico anche le piante del bioparco assolvono a una funzione didattico-conservativa in funzione degli animali che ospita affinché «il loro habitat sia parzialmente ricostruito e più confortevole per gli animali». In un percorso che mette in relazione l'indissolubile vitale collegamento tra la natura e tutti gli altri esseri viventi. Legame che l'uomo troppo spesso dimentica.

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