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Il gotha delle imprese scommette sulla Capitale

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Capitanatida Martin Sorrell, il guru mondiale della comunicazione, 55 fra presidenti e amministratori delegati delle più importanti multinazionali si sono riuniti in Campidoglio per sondare le opportunità di investimento e progettare la città dei prossimi dieci anni (sullo sfondo le Olimpiadi del 2020). È l'Ibac, l'International business advisory council, il meeting che dopo Shanghai (1998) e Londra (2008) è sbarcato a Roma. Gli appuntamenti saranno annuali. Ma i contatti continui. «Una grande opportunità di sviluppo» per il sindaco Alemanno che ha avviato rapporti di partenariato con le più grandi aziende del Paese e del mondo. «Quattro o cinque multinazionali sono già pronte ad aprire una propria sede a Roma con attività che spaziano dalla ricerca al digitale», assicura Martin Sorrell, che oltre ad essere chairman dell'Ibac è anche direttore della Wpp Group, la più grande holding di aziende della pubblicità e della comunicazione al mondo. Insomma, si tratta di creare le condizioni favorevoli per investire a Roma, come negli ultimi cinque anni hanno già fatto Ericsson (1.700 dipendenti in città, il campus di via Anagnina è il terzo al mondo dopo quello di Stoccolma e Stati Uniti), Ibm e Uniliver che hanno trasferito il loro quartier generale nella Capitale. Alla due giorni «Roma porta del Mediterraneo» hanno partecipato i più alti rappresentanti di tutti i settori, dalla moda alla farmaceutica, dalle nuove tecnologie ai trasporti, dalle telecomunicazioni alle banche. Allo stesso tavolo, tanto per citarne alcuni, si sono riuniti Prada, News Corportation, Gruppo Santander, Exor, Goldman Sachs, Ibm, Coca Cola, Pepsi, Nomura International, Wholesale banking, Vodafone, Deloite, Russian Standard, Volkswagen, Bulgari, Trussardi, Ferrero e Ford. E per l'Italia Mediaset, Telecom Italia, Terna, Lottomatica, Alitalia, Aeroporti di Roma, Ferrovie dello Stato e Finmeccanica. Tutte queste aziende nei prossimi giorni e mesi avvieranno rapporti di partenariato con l'amministrazione capitolina per elaborare strategie e processi di sviluppo. Questo è solo il primo passo che i manager delle più importanti aziende internazionali hanno voluto fare per capire le opportunità di sviluppo che hanno nella Capitale. Grande attesa c'è per il «Progetto Millennium», il piano strategico di sviluppo che il Campidoglio presenterà a novembre. Ma intanto Alemanno ha indicato già due «strumenti specifici» che potranno essere utilizzati per iniettare liquidità nel sistema: «Un fondo di investimento per le infrastrutture e la fondazione della Uir per finanziare i progetti di sviluppo in vista delle Olimpiadi del 2020». L'obiettivo è fare di Roma una metropoli globale che catalizzi le energie di tutte le economie emergenti, dalla Cina all'India, dal Brasile al Medio Oriente. Con un occhio di riguardo al Mediterraneo e ai suoi distretti industriali che offrono le maggiori chance di crescita per le imprese italiane in Marocco, Turchia, Tunisia e Libia. Si è deciso di puntare su quattro settori decisivi: ecocompatibilità ambientale, sviluppo urbano, mobilità sostenibile e marketing territoriale (la definizione delle strategie complessive puntando su turismo e cultura: «una città smart»). Il primo punto, la green economy, mette in conto obiettivi ambiziosi: riduzione del 20% dei gas serra, decarbonizzazione delle fonti energetiche, sviluppo dell'uso dell'idrogeno. Lo sviluppo urbano, invece, significa soprattutto il recupero delle periferie con la riqualificazione delle aree industriali dismesse e il forte impulso all'edilizia popolare. Poi c'è il nodo della mobilità: la chiusura dell'anello ferroviario, la pedonalizzazione del centro storico, le nuove metro C e D, l'allungamento della rete tramviaria, il parco fluviale (il piano integrato della Città di Roma prevede già investimenti per 13 miliardi entro il 2018 per una mobilità ambientale a impatto zero). Tra le ipotesi allo studio anche la creazione di un hub finanziario, un polo capace di «generare un piano di investimenti esteri in infrastrutture». L'ultima grande sfida è quella della digitalizzazione e del potenziamento della banda larga, anzi larghissima. Il progetto Roma Digitale del Comune e della Uir pervede un investimento di 300 milioni in tre anni e più di 600 milioni in cinque con la creazione di mille posti di lavoro. Il traguardo di questo lungo percorso è racchiuso nelle parole del sindaco: «Roma ha bisogno di un cambio di passo, un salto di livello per superare le sfide cruciali della globalità». Tradotto: investimenti, lavoro e modernizzazione.

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